venerdì 19 novembre 2010

Concorso per il centro di Garbatola (part. 1)



Senza vergogna e anzi con molto orgoglio vi presenterò in queste tre o quattro puntate il nostro progetto (mio e di un gruppo di amici) per la piazza di Garbatola (il borgo in cui vivo). Una piazza che studio da anni, una piazza per cui ho scritto articoli e pubblicazioni, una piazza che è stata oggetto di studi universitari, sia nei laboratori di restauro che di progettazione ai quali ho partecipato negli anni, una piazza al centro di una vicenda particolarissima che speriamo presto vedrà la luce in un libro, la vicenda dell'antica chiesina dei S.ti Biagio e Francesco.

Senza vergogna perché pensiamo che seppur sia arrivato terzultimo questo progetto sia un buon progetto. Certamente un progetto con molti limiti e attaccabile da molti punti di vista (anche se avevamo un vecchio esperto di temi tecnico-burocratico-amministrativi tra noi, oltre che essere un conoscitore della realtà in cui si inserisce il progetto), ma anche altrettanto indubbiamente un progetto serio, un progetto con delle basi solide, che affonda le sue radici nella ricerca e sulla speranza che un giorno questa ricerca venga davvero utilizzata, un progetto vero e schietto, non una finzione. Ieri sera Walter Veltroni, da Santoro, diceva che "questo governo considera la cultura un fastidio", beh, caro Walter, non solo questo governo, ma tutti i governi, siano essi di destra o di sinistra: da un lato questa classe dirigente ti mette in un angolo a studiare, poi, quando hai finito ed è il momento della resa dei conti, non ti ascolta e insieme non valorizza questa ricerca!

Puo' essere il primo vero progetto per un paese dall'epoca fascista solo questione di gusto?
Può, ma giudicatelo voi, questa mia ricerca e questo nostro progetto, prendere il minimo dei punti in merito alla conoscenza del luogo?
Insomma, ricriminazioni nel merito a parte, io, e con me gli amici architetti con i quali ho collaborato, ma non solo gli architetti, anche gli altri amici della società civile, i tecnici e tutti quelli che ci hanno dato una mano, e sono tanti, crediamo che questo nostro che vi mostriamo sia un buon progetto, ma soprattutto un progetto serio di seria riqualificazione urbana. Un progetto che non si limita a pochi interventi, ma che tenta di capire la realtà e insieme tenta di cambiarla! Un progetto che poteva essere il motore per un vero rinnovamento e che mai sarà. Grazie a tutti, spero vi divertirà seguirlo, commentarlo ecc. Credo non succeda sempre che un architetto si renda disponibile a questo, a me invece piace mettermi in gioco. Grazie a tutti.



1. La campagna e il centro urbano


C’è una grande, grandissima, differenza tra le piazze italiche tosco emiliane, o quelle dei borghi rinascimentali di Lombardia, che proprio alle prime si riferivano e con esse cercavano un rapporto, e quelle dei borghi rurali dell’altomilanese, e non è solo una differenza compositiva, o architettonica, ma è una differenza più profonda, una differenza strutturale e se vogliamo culturale.
Questi villaggi non erano e non sono costituiti da grandi case unifamiliari, o da casoni plurifamiliari, o da palazzotti signorili accostati gli uni agli altri e organizzati attorno a una piazza, ma da un insieme di corti rurali, che aggregate tra loro formavano quelle che si chiamavano Cassine. Le Cascine erano un insieme di residenze per contadini costruite attorno a un’aia e contrapposte, dall’altra parte dell’aia, alle stalle e ai fienili per il bestiame. A queste erano spesso accostate una o due ville signorili, costituite da un sistema più complesso di corti, corti rustiche, corti nobili e giardini privati. Proprio adiacente a queste, o nel mezzo dell’aia principale, in ogni caso solitamente al centro del villaggio, di solito vi era una piccola chiesina al servizio degli abitanti della comunità. Sono splendidi esempi del sistema della cascina-villa il Castellazzo di Bollate, o Villa Arconati, la Villa Borromeo-Litta di Lainate, il Castellazzo di Rho, ecc. In questi borghi la piazza non esisteva, la piazza era l’aia.

Vi è poi una ragione culturale e insieme sociale ed economica che ha ostacolato la formazione della “piazza italiana” nei borghi rurali del nord milanese: la Cassina era infatti un sistema complesso, fatto di lavoro, di mondo agricolo e fatto di poche famiglie e di tanta umanità, quasi tutta la vita delle genti che abitavano le Cassine si svolgeva al lavoro nei campi, o nel grande spazio privato, e insieme pubblico, della corte, che rappresentava il centro della vita quotidiana. «La cascina lombarda è il primo nucleo giurisdizionale imposto in terra lombarda da una “necessità” intrinseca alla gente: il lavoro. Una cascina si distanzia dall’altra in una ragionevole misura, quando comporta cioè la facoltà del lavoro: quanto può adempiere di lavoro una famiglia di contadini, o un gruppo di più famiglie raccolte nell’unità distesa del fondo».
E così è più facile provare a cercare una somiglianza tra le corti, tra le aie delle grandi Cascine e le piazze centro-italiche, fatte di palazzotti ricchi di logge e porticati che delimitano gli spazi della piazza, piuttosto che tra queste e le piazzette, o sarebbe meglio dire gli spazi di risulta che si sono nel tempo formati, quasi ritagliati, tra le varie corti rustiche e nobili che formavano la Cassina. Spazi severi, senza decorazioni, spazi chiusi, spazi spesso casuali. E così potremmo dire che le vere piazze, intese nel senso rinascimentale e umanista, nei villaggi rurali del nord Milano sono gli spazi interni delle corti, spazi regolari, spesso quadrati, costruiti e strutturati con una logica ferrea, con i lunghi ballatoi, le scale negli angoli e i grandi porticati interni.

(continua)

4 commenti:

Davide ha detto...

Mi sono chiesto, dopo aver "sbirciato" le tavole dei primi tre classificati, se il nostro progetto fosse rivoluzionario e per questo assolutamente incompreso.
Credo di no! E' un progetto "reale" che fonda le proprie radici nella storia del borgo e nella storia dei borghi del nord Milano. Reale perchè riconosce i segni del passato e li fa emergere con decisione.
Risolve il rapporto tra i sagrati e lo spazio pubblico antistante, propone un sistema di viabilità alternativo escludendo la circolazione carrabile dalla piazza, affronta il tema della natura nel centro storico...e altro ancora.

Allora dove sta il problema?
Forse nella capacità di lettura di chi ha giudicato e forse nell'incapacità degli ammnistratori di nominare commissioni autorevoli.

Non si pretendeva certo di vincere... Ma è veramente assurdo che nel feedback del nostro progetto alla voce "conoscenza del luogo" ci abbiamo rifilato uno dei punteggi più bassi tra i partecipanti. Sembra proprio una presa in giro!!!!!

Anonimo ha detto...

Dove si possono vedere i progetti per il concorso?

Europaconcorsi?
Sito del comune?
una mostra?

Veronica

Fabio Pravettoni ha detto...

L'assessore Serra mi invitava, prima della premiazione, ad aiutarli a fare una mostra...figurati...

Sicuramente faremo una mostra parallela e una presentazione del progetto parallela (come Orson Welles).
Scherzi a parte su europaconcorsi devono essere i progettisti a postarli, mentre, sempre l'assessore, diceva che avrebbero montato mostra di tutti nella foresteria del Comune (poi alla Garbatola se li aiutavo...). Appena sarà montata lo comunicherò (occhio che hanno impiegato un anno per fare il bando, cinque mesi per giudicare il progetto...se tanto mi da tanto ci si vede in primavera).

belloveso ha detto...

... e grazie per il "vecchio"!