venerdì 8 aprile 2011

Una proposta per la viabilità



Di seguito trovate un piccolo pensiero sulla viabilità dei nostri paesi, in generale, con ovviamente con qualche richiamo alla viabilità nervianese. In tempo di elezioni e di proclami chissa' che alcune cose si possano condividere davvero.

Prima di parlare di viabilità in modo più o meno creativo, rivoluzionario, innovativo, sempre che si possa parlare di innovazione in campo viabilistico, bisogna avere presente un concetto fondamentale: i nostri paesi hanno una struttura centrale antica che da secoli è pressoché congelata, una struttura che almeno a partire dal XVI secolo è rimasta sempre la stessa. Basta infatti consultare velocemente le carte storiche del ‘500, del ‘600 o del ‘700 per comprendere come il sistema viario centrale, non solo il disegno planimetrico delle vie, ma anche il calibro delle strade siano rimasti sostanzialmente gli stessi. È evidente quindi come una struttura viaria concepita per i contadini e gli artigiani che abitavano il borgo, per qualche carretto, qualche animale e per il passaggio di una o due carrozze al giorno non possa reggere oggi l’assedio di centinaia e centinaia di automobili, furgoncini, suv, camion, ogni ora.
Troppo spesso nei nostri paesi stante la mancanza di piste ciclabili, di marciapiedi, o generalmente di una moderna cultura ciclopedonale, si ricorre all’uso all’automobile per ogni cosa: per spostarsi da casa verso i servizi ai cittadini, da casa al bar, a scuola, alla palestra, ecc, e quel che è gravissimo è che lo si fa anche per percorsi inferiori ai 500 m! Questo fenomeno è ancora più grave ed evidente nelle frazioni, dove troppo spesso per andare da Villanova a Garbatola (meno di 500 m) o per andare in chiesa la domenica si ricorre all’uso dell’auto. È evidente quindi che i problemi legati alla viabilità di un paese grande ma antico e fragile come Nerviano, se si vuole contemporanemante mantenere la memoria del centro storico e insieme garantire scorrevolezza nelle zone periferiche sono problemi di nuovo da e prendere in considerazione separatamente: da un lato quindi è il problema strutturale del sistema di circolazione interno ai borghi antichi, dall’altro quello delle infrastrutture di circolazione esterna.

Nel primo caso noi pensiamo che si debba progressivamente approdare a una cultura ciclopedonale matura, incentivando l’uso della bicicletta, la riduzione del traffico veicolare è sempre infatti direttamente proporzionale all’agevolazione del transito di biciclette e di pedoni. Bisognerà quindi lavorare in simbiosi e in collaborazione con le scuole e con le associazioni presenti sul territorio, insegnando la cultura della bicicletta, disegnando piste ciclabili, mettendo in sicurezza le strade, realizzando depositi appositi per le biciclette alle fermate degli autobus (completamente assenti), nei pressi dei cimiteri (da potenziare), presso le scuole e le sedi municipali. Per disincentivare l’uso dell’automobile, nei sistemi viabilistici centrali, non è necessario impedire del tutto il transito veicolare, si potrebbero da un lato sperimentare un nuovo sistema di vie a senso unico, come nelle frazioni, e insieme provare a realizzare la zona 30 km/h, come negli altri paesi europei, integrando percorsi pedonali e ciclabili, che lo stesso PGT vigente prevede, e approdare per gradi a una situazione diversa, più matura (come a Ferrara, modello italiano per eccellenza, o in molti paesi e città virtuosi). Nel caso invece della circolazione esterna certamente molte cose sono previste dal PGT si tratta pertanto di operare muovendosi su una doppia linea di governo: da un lato cercando di attuare le previsioni di PGT, che porteranno a decongestionare alcune situazioni al collasso, come avviare le sperimentazioni dei sensi unici in via Roma e viale Villoresi, o decongestionare il sistema di via Giovanni XXIII o via XX Settembre, tra le più congestionate, dall’altro bisogna cercare soluzioni alternative, come la trasformazione di strade poderali in mini tangenziali (ancora esistenti soprattutto a Garbatola e S.Ilario).

In generale crediamo che la questione viabilistica, posti alcuni paletti come quelli sopradescritti, paletti entro i quali è indispensabile muoversi, sia una di quelle questioni da affrontare insieme alla cittadinanza, cercando il più ampio consenso possibile attraverso assemblee pubbliche, ma anche attraverso sondaggi, questionari aperti e chiusi, indagini conoscitive personali, ecc.

3 commenti:

sergio ha detto...

Pensiamo? Crediamo? Ma come ti sei messo a parlare? Sembri il Divino Otelma (hahahahahahah)
E comunque: si cambiano i termini ma alla fine le soluzioni, le proposte, le ipotesi e il metodo democrtatico di consultazione della cittadinanza rimangono quelli sempre propugnati. Peccato che poi le belle parole non si mettono in pratica...

Fabio Pravettoni ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Fabio Pravettoni ha detto...

Eheheheh...mi sono anche vestito come Lui (Otelma). Scherzi a parte è vero che le soluzioni propugnate sono spesso quelle, cambiano pochi addendi, ma su alcuni temi c'è poco da sfogliar verze e l'abbiamo sperimentato nel concorso per la Piazza di Garbatola. Sulle belle parole che non si mettono in pratica non devi dirlo proprio tu, che spesso sei stato esempio del mettere in pratica quello che si era detto...o no? Quindi si puo' fare...