giovedì 27 gennaio 2011

PD e PDL: due facce della stessa medaglia...



Sono giorni molto difficili per questa nostra Repubblica. Sono i giorni del Rubygate, delle intercettazioni, degli attacchi ai magistrati, delle smentite, dei chiassosi silenzi a cui assistiamo ogni giorno, dal mattino alla sera, in televisione e sui giornali. Sono i giorni finali di un epoca? Non lo so, fatto sta che sono giorni in cui risulta persino difficile appassionarsi alla politica nazionale e diventa addirittura ripugnante scrivere di politica.
Vorrei tuttavia sottoporvi questa mia riflessione a cui medito da qualche giorno. Possibile non avere la forza di ribaltare la situazione nemmeno ora, dove sono i leader della sinistra italiana, a litigare sulle candidature napoletane? Non ci posso credere...

No, non ci credo, non può essere così facile, non può essere che sia solo colpa o merito del controllo totale dei mass media da parte del PDL e di Berlusconi. Proviamo insieme a fare un ragionamento, anche un ragionamento semplice e rozzo. Chi sta dietro alle maggiori banche italiane? Il PD. E chi si è schierato con Marchionne, cioè con FIAT, da molto tempo? Il PD. E è vero o no che anche Confindustria sembra si sia avvicinata molto alle posizioni del PD (o viceversa?). Per contro il PDL controlla le televisioni, buona parte dell’editoria, le maggiori regioni produttive italiane (dove operano le banche di cui sopra). E allora com’è possibile che non si assista a un vero cambio ma a questo triste teatro?
Scusate ma anche il nome dei due maggiori gruppi politici italiani, PD e PDL: possibile che siamo tutti così rincoglioniti? Anche il nome è uguale, solo una “L” li distingue...

Com’è possibile che in un momento così drammatico l’opposizione non riesca a ribaltare, nel vero senso della parola, il governo? Fanno così paura gli Alfano, i Tvemonti, o il povero Bossi? Sinceramente ho paura a dirlo e a scriverlo ma ho davvero paura che ci stiano prendendo tutti in giro e che sotto, sotto la scorza della politica spettacolo, nei gironi economico bancari, ci sia un accordo, un accordo di potere, un accordo di spartizione. Non un accordo tra quei derelitti e poveri parlamentari che si vedono ogni giorno in tv, poveri si fa per dire dato i loro lauti stipendi (che paghiamo noi), un accordo vero, sommerso, profondo e antico, un accordo di potere, un accordo scaturito dalla fine della prima repubblica, dalle ceneri della divisione in blocchi del mondo, e della politica italiana, un accordo cioè sul quale si regge, Berlusconi e Ruby a parte, questa triste e immeritocratica seconda repubblica. Il nord a voi, il sud a noi; le banche a voi, l’editoria a noi; e l’industria? A chi volete purché non finisca nelle mani dei lavoratori. Possibile che tutti i vari leader del PD una volta arrivati nelle stanze della segreteria si sciolgano come neve al sole? Che fine ha fatto il riformismo pacato di Prodi? E quello carismatico e innovativo, ma anche plebiscitario, di Veltroni? E Vendola? Si farà schiacciare anche lui? Non ci credo che sia tutta colpa di Bruno Vespa, di Mannheimer, o di Emilio Fede, ragazzi stiamo scherzando di Emilio Fede? Uno che a ottant’anni prima va in tv e poi ai Bunga Bunga! Possibile che nella galassia post comunista, nella galassia intellettuale, giovanile, ecc, nessuno, dico nessuno, sia in grado di andare davanti alla gente e ribaltare la situazione? Possibile farsi metter sotto dalla Santanché? (beh...). Perché le due volte che è andato al potere il centrosinistra, dalla fine della prima repubblica, non sono riusciti a varare una legge sul conflitto di interessi? Una legge chiesta, e dico chiesta da anni, dall’Europa!

Sapete, secondo me, chi ha perso veramente in questi anni? I veri sconfitti da questo scontro/accordo nato ormai vent’anni fa siamo noi, una generazione, la mia generazione, questa nostra late modern generation, la generazione di chi o sta con il potere, con i draghi, come la Minetti o il figlio di Bossi, per dire nomi eclatanti a modo loro, e allora accede alle anticamere, ai corridoi, alle dependance, delle stanze dei bottoni, o sta contro il potere, e allora non ha diritto né di parola, né di carriera, non trova nemmeno cinquemila euro, non cinquecentomila, per stampare un libro (mentre vengono sperperati milioni e milioni di euro, anche nei piccoli comuni). Certo chi si oppone non viene eliminato, come in nelle vecchie dittature, viene messo in un angolo, magari anche coccolato, come si fa con i figli per tenerli buoni, ma inesorabilmente e immancabilmente non viene ascoltato. E per questo voglio gridare basta. Voglio gridare a tutti, ciascuno a suoi modo, che è tempo di muoversi, di unirsi: in università contro il sistema baronale, al lavoro, per i diritti, nei piccoli centri contro i partiti schiavi del sistema. Create liste civiche che spariglino le carte, raccogliete firme, fatevi sentire. Fate la guerriglia, la guerriglia moderna, partigiana come quella antica ma insieme diversa e moderna. Tra poco ci sono le elezioni e che siate di destra o sinistra, del Milan o dell’Inter, incontratevi, parlatevi, fate circolare nuove idee anche con mezzi antichi, fogli fotocopiati, incontri, gazebi, rivoluzionate gli schemi attuali che ci ingabbiano tra destra e sinistra. Sono schemi superati! Sono schemi vecchi! Possibile credere in questi schemi alla luce di quello che sta accadendo? Unite gente esperta a gente meno esperta, liberi cittadini a ex politici sani, leghisti a comunisti, unitevi su cose vere come il rispetto dell’altro (oggi è il giorno della memoria, del debole, del diverso, dell’affranto). Scompaginate, sparigliate, dividete, solo così l’impero inizierà a tremare, e come ha sempre fatto tremerà, e per difendersi verrà alla luce.

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