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Architect since 2001, his graduation thesis "Un progetto per il centro di Rho: Architettura Civile e Palazzo della Ragione" (A project for Rho center: Civil Architecture and Palazzo della Ragione". He's one of the founders of the civic list "La primavera Democratica", for the election in Nerviano in 2003. Fellowship at the ETSAB, technical high school of architecture in Barcelona in 2005.
PhD at Politecnico di Milano with the thesis "Archeologia e forma urbana. La zona del Monastero Maggiore a Milano" (Archeology and urban shape. The area of the Monastero Maggiore) in 2006. He is now collaborating with the School of Civil Architecture of Milano Bovisa. Owns "Laboratorio di Architettura" (Architecture Factory), which has entered several national and international concourses.
8 commenti:
Se perfino Gramsci si convertì in punto di morte perché non Guido Canella? Entrambi comunisti e, sebbene di due epoche diverse, avevano in comune un’unica grande fede: l’ateismo.
Ma forse non era ateo, ci siamo sbagliati! E forse nemmeno comunista!
Il Parroco della Chiesa di Santa Maria della Passione questo lo sa bene: proprio oggi durante l’omelia per il funerale del defunto ha elogiato la religiosità dell’architetto – certo un cattolico che ha avuto pur dei momenti di lontananza dalla Chiesa, ma pur è stato sempre un credente – da ragazzo fece addirittura il chierichetto ed era molto vicino alla Chiesa.
Cristiano cattolico, ha sempre creduto tanto da progettare edifici ecclesiastici: chiese, progetti arditi, in cui si respira la sua fede! Tanto vicino e attento ai più deboli, ai più poveri tanto da progettare delle chiese per loro, per le persone più umili! È qui che sta il suo insegnamento cattolico, perché lui ci insegna che bisogna sempre credere...
Forse non avevo capito che il mio professore era un esempio di fede cattolica, ma alla fine posso giustificarmi dicendo che nelle facoltà di architettura sono altri i temi che si affrontano, non è il luogo per parlare di Dio e non c’è modo di sondare l’intimo delle anime dei nostri eminenti professori. Ma il parroco dice che lui diceva molto spesso il “Padre Nostro”…bè se lo dice il parroco!
La chiesa di Santa Maria della Passione questo pomeriggio era gremita di gente, pieni i posti a sedere, chiesa piena fino in fondo, gente in piedi…ma tutti in un profondo e rispettoso silenzio. La cerimonia semplice ed austera: ma questa è Milano. Il rispetto dei morti è doveroso, e celebrare il funerale di un proprio caro è legittimo ed un diritto inalienabile. Ma esistono tanti modi per dare l’ultimo saluto ad un amico, perché proprio in Chiesa, mi chiedo?
Il nostro mondo è pieno di contraddizioni: tanti agnostici in una chiesa non li avevo mai visti!
Da una parte, da cattolica sono contenta che sia stato celebrato il funerale in chiesa, perché Dio è per tutti e di tutti; dall’altra parte però mi piacerebbe che ci fosse un po’ meno ipocrisia.
Essere cattolici è spesso visto come un difetto e non come una qualità. E si viene criticati perché la Chiesa è così e cosà, e ci si trova a doversi difendere molto spesso.
E specialmente nella nostra facoltà è così!
Ora non è il momento né accademico né politico per permettersi di fare illazioni sulla presunta religiosità di questo architetto che, pace all’anima sua, ci ha lasciati (potrebbero citarmi per calunnie, per diffamazione, per… in tempi come questi si ha paura un po’ a dire tutto!)
Mi pento dei miei pensieri cattivelli e penso che qualcuno disse:
«Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»
Forse è davvero così, allora rallegriamoci!
Quand el còrp el se frusta,
l’anima la se giusta... e da questa regola se salvan nanca i architètt.
me lo hanno proprio chiesto ieri questo vecchio detto e complice le birre e la stanchezza non me lo ricordavo...grazie sergio e grazie alla saggezza dei nostri vecchi
Ma cavoli, volevo iniziare il post con questo detto dialettale...uffi...invece ho dovuto scomodare Gramsci!
caro anonimo/a, data la pregnanza del tuo commento se vuoi riformularlo e inviarmelo a fabio.pravettoni@polimi.it te lo pubblico come post...
Certo, fa più "in" citare Gramsci che sporcarsi la bocca con la lingua milanese... troppo becero... troppo leghista... e intanto l'identità, l'appartenenza, la saggezza delle nostre genti e la nostra millenaria cultura pian piano scompare inghiottitta dall'omologazione. "volevo iniziare... invece ho DOVUTO" ma chi ti obbliga? Le convenzioni attuali per cui, appunto, non è buona cosa usare la propria lingua?
penso non si debba leggere il "ma cavoli volevo iniziare..." così cioe' in senso ironico o sarcastico (o antileghista o antimilanese antidialettale ecc), e anche se, forse (lui/lei), la persona che ha scritto quel commento un po' acida è (eheheh), penso davvero questa volta non voleva essere ironica o sarcastica, e penso che avrebbe voluto iniziare davvero così quel suo commento, solo che non si ricordava il detto. (per precisare).
Preciso io...
Avrei davvero voluto iniziare con una frase in milanese, tanto da cercarla e ricercarla nei siti di proverbi dialettali! Avevo in mente qualcosa, ma non la frase precisa! Poi però, siccome l'urgenza di scrivere queste cose era troppa, ho dovuto pensare ad un nuovo incipit (dovendo scomodare Gramsci). Devo essere sincera, sono milanese ma non so il milanese, sono nata a Milano da famiglia milanese ma sono nata in quella Milano che ha dimenticato la sua propria lingua per integrarla con altre, da una parte acquistando colori e tradizioni di altre culture, dall'altra perdendone un po' dei suoi.
Nei paesi come quello in cui abito ora, invece, non è successo questo. Il dialetto è rimasto nelle radici del parlare. Pertanto sono incuriosita dai proverbi dialettali, dai modi di dire, e trovo che nei detti popolari, ci sia una grande saggezza che per secoli si è plasmata e corretta.
Un po' come nell'architettura rurale che va oltre il singolare diventando tipologia...scusate la digressione.
Insomma massimo rispetto alla cultura locale! Nessun tipo di polemica se non quella che penso si possa leggere dal post precedente e che riguarda il mio ex-professore e la sua Casta, e i loro pregiudizi ipocriti su chi come me, è cattolico.
Non sono una persona polemica, sono solo, in quanto donna, nella mia natura, acida e puntigliosa. Odio le ingiustizie e l'ipocrisia, l'ignoranza e la cattiveria. Ma non penso che la cultura locale sia questo, mi piace vederci dentro qualcosa di buono. Di vero.
Veronica
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