lunedì 29 settembre 2008

NO ALL’APPROVAZIONE DEL P.I.I. IN VARIANTE AL PRG VIGENTE SULL'IMMOBILE SITO IN VIA XX SETTEMBRE.

RIUNIONE PUBBLICA PER STENDERE LE OSSERVAZIONI AL PROGETTO















Il grande edificio a forma semicircolare in prossimità della zona industriale di Garbatola, sulla via principale che collega la frazione al Sempione, fu concepito nei primi anni ’90, appena prima della tangentopoli nervianese e doveva essere destinato ad albergo. Ora, con la fiera trasferitasi a Rho, con alberghi che nascono quasi ovunque lungo il Sempione, la proprietà ha deciso di cambiare destinazione d’uso all’immobile e chiede al comune di Nerviano la possibilità di trasformare l’edificio in un gigantesco condominio.
Dagli ultimi conteggi pare che l’immobile potrebbe ospitare circa 200/250 abitanti! La popolazione residente in Garbatola risulta essere vicina ai 1500 abitanti. L’operazione in oggetto porterebbe a un aumento di più del 10% della popolazione residente a Garbatola, senza che questa ne tragga benefici in termini di nuovi servizi alla cittadinanza.

Per questo e per altri motivi riteniamo che il Consiglio Comunale debba votare contro l'approvazione del P.I.I. n.1 Centro Diamante, di via XX Settembre, viale Europa.

Se vuoi saperne di più, partecipa alla riunione indetta dal comitato NO al P.I.I.; in questa riunione verranno formulate le osservazioni al Progetto, osservazioni che saranno poi distribuite tra i cittadini per la raccolta dei consensi e protocollate in Municipio.

GIOVEDI' 2 OTTOBRE ore 21.00
CIRCOLO FAMIGLIARE DI GARBATOLA

giovedì 25 settembre 2008

Questioni federali - L'identità dialogante

Da un lato ci sono quelli che non hanno paura dell’altro, dall’altro quelli che con quella paura ci convivono quotidianamente. Paradossalmente i primi si fanno paladini dell’unità nazionale, i secondi accentuano la loro paura cercando di chiudersi in realtà sempre più piccole e circoscritte – federali o semplicemente circoscritte? –.
Questo dualismo non si esaurisce nelle questioni federali o di ordinamento statale: da un lato infatti vi sono quelli che pensano che i problemi si risolvano senza aiuti esterni, senza confrontarsi con esempi esterni, una sorta di pensiero dominante autarchico; dall’altro vi è la ricerca – spesso snobbata in Italia, tanto che ormai la norma prevede che chi vuole fare ricerca debba andare all’estero per trovare le condizioni adatte – che per sua natura si fonda sul confronto tra realtà omogenee e omologhe, o tra casi diversi diversi. Quel che è certo è che oggi mancano un pensiero e una critica condivisi[1], e forse anche per questo in Italia oggi ci si divide su tutto.

Negli ultimi due scritti ho provato a dire qualche cosa sulla struttura federale dell’antico Ducato di Milano, certamente una struttura se si vuole contorta e imperfetta, comunque probabilmente una struttura più intelligente di quella attuale: basta pensare che i rappresentanti del popolo che compongono i vari organismi che strutturano lo Stato, Parlamento, Consiglio Regionale, Consiglio Provinciale e Consiglio Comunale, si eleggono con quattro metodi differenti e spesso non hanno rapporti tra loro. Se uno straniero mi chiedesse che rapporto c’è tra Provincia e Regione non saprei cosa rispondere. È evidente che alcuni rapporti esistono, ma non sono rapporti diretti, non abbiamo in questo senso quell’antica struttura federale di cui ho parlato negli ultimi due scritti.

Come coniugare quindi i due pensieri, l’identità di ogni singola comunità e la necessità del dialogo e del confronto? Una risposta credo molto intelligente non l’ha data un filosofo - anche se forse in realtà lo è - o un politico ma il parroco della mia parrocchia Don Alberto Cereda da anni impegnato in una sorta di grande e difficilissimo esercizio – e ci è quasi riuscito – il tentativo cioè di unire due comunità diversissime che sono sempre, e dico sempre, state divise, divise e diverse – mi sono sempre chiesto se chi governa queste situazioni in curia ogni tanto prova a consultare gli stupendi archivi diocesani in loro possesso, anche solo per capire la storia delle diverse comunità prima di intervenire drasticamente, ma è un altro discorso –. Don Alberto sostiene, credo a ragione, come oggi per qualsiasi comunità, a qualsiasi livello, sia indispensabile dialogare con gli altri, confrontarsi con gli altri. Deve necessariamente formarsi un nuovo pensiero, quello dell’identità dialogante.
Solo dialogando e aprendosi all’altro si può mantenere ferma e riconoscibile la propria identità diversa. E così confrontarsi non vuol dire annullarsi, dimenticare se stessi, ma anzi vuol dire esaltare il proprio essere nel rapporto con l’altro, con il tanto temuto diverso; solo nel confronto-scontro con l’altro si possono mantenere forti e salde le proprie radici.
Spesso a ragione si sostiene che l’uomo per sua natura tende ad aggregarsi, ciononostante si sente davvero bene solo in realtà a misura d’uomo appunto, in realtà ristrette, la Regione, la Provincia, la città , il borgo, il clan, ma questo processo può essere pericoloso e più ingenerare situazioni razziste e reazioni violente contro il diverso: solo nel confronto con l’altro, solo confrontandosi e studiando realtà simili e apparentemente diverse, solo cercando e ricercando anche altrove tutte le soluzioni possibili, si potrà mantenere viva la propria memoria, la propria identità, il sentirsi parte di una comunità diversa.
Il territorio tra Milano, Pavia, Como, Lecco, il Lago Maggiore, Varese, il Canton Ticino, insomma se volete l’antico Ducato di Milano ad esempio, non esiste in quanto tale, non esiste più politicamente, ma esiste culturalmente ha radici salde, esiste quindi nel rapporto con l’altro e solo confrontandolo, quindi, con altre realtà vicine e lontane, penso alla Catalogna o alla Baviera, per fare due esempi diversi e opposti ma simili, si potrà tornare a parlare di territorio Milanese, e solo allora, nel dialogo e nell’accettazione reciproca, si potrà tornare a sventolare le sue/nostre bandiere.

[1] Pensate alla cultura architettonica: in Italia non esiste da anni. Non esiste più un pensiero condiviso in accademia, ma spesso si vaga tra le mode, e soprattutto non esiste un pensiero nel paese: le città si trasformano senza un pensiero e senza un progetto, nessuno o quasi nessuno consulta riviste di architettura, nessuno o quasi nessuno conosce opere di architettura contemporanea o nomi di architetti contemporane (tolti Piano e Fuksas che per motivi politici sono spesso in TV), non esistono programmi televisivi e rubriche che si occupino di architettura.

Fermate la mattanza del Villoresi

Per gli abitanti del borgo in cui vivo è il fiume. Per molti di noi adolescenti la fine della scuola coincideva con l'inizio dei tuffi e delle nuotate dentro di lui. Ancora oggi molti ragazzi celebrano l'ultimo giorno di scuola con un bagno nelle sue acque. E' il canale Villoresi.

Scrivo queste poche righe mosso dall'amore verso il nostro "fiume".
Il Canale è popolato da milioni di pesci, lucci, persici, alborelle e se volete assistere a una vera e propria mattanza vi invito in questi giorni a recarvi tra Garbatola e Lainate sulle sponde del Canale. Vedrete migliaia di pesci agonizzanti cercare la vita all'interno di pochissime pozzanghere che a stagione irrigua finita si stanno velocemente asciugando. Il Villoresi è infatti un canale irriguo e quando si asciuga milioni di pesci muoiono sul fondo del Canale stesso. Chiedo a chi di dovere di intervenire. E' impossibile pensare a un filo d'acqua di pochi centimetri? Non potrebbe servire oltre che a mantenere viva una flora fluviale importante anche a fare funzionare piccoli centrali idroelettriche - eheheh -. Si tratta unicamente di spostare un po' d'acqua dal Ticino all'Adda.


ps. ovviamente questo mio estemporaneo post è dettato unicamente dal cuore e non dalla mente. Un po' serio e un pò no, vorrei davvero portare alla luce un problema...

lunedì 22 settembre 2008

Sull'urbanistica - Lettera in risposta ad un amico

Sono sempre più frequenti i casi in cui è facile constatare il fallimento dell'urbanistica, ormai palese e sotto gli occhi di tutti. L'urbanistica nello stato di diritto moderno e democratico non puo' esistere, purtroppo, se non in alcune schifose forme, se non legate a maeccanismi speculativi e clientelari.
Lo dico con rammarico ma purtroppo la differenza che un semplice gesto di un progettista, o piu' spesso di un amministratore per mano del progettista (inutile la replica degli amministratori...), la differenza di rendita fondiaria (di valore del terreno su cui quel gesto incide, per dirla in soldoni) provocata da quel gesto, tra chi sta dentro un retino colorato di rosso, giallo, arancio e uno che sta, dentro una zona bianca, verde, blu, e' talmente discriminante da fare vacillare qualsiasi idea di uguaglianza, di democrazia e di fiducia nell'urbanistica attuale [1].

Ovviamente all'estero la situazione non è tato dissimile, infatti quasi ovunque l'urbanistica, sarebbe meglio dire l'urbanistica fatta secondo il principio razionalista, se volete autoritaristico e centralizzato, della zonizzazione è stata sconfitta e soppiantata dal progetto. Qui si apre una seconda (e ultima, per ora) questione, la questione del progetto: delle scuole di architettura e della qualità dei professionisti primo, dei meccanismi di scelta da parte di amministratori e dell'immenso e incontrollato potere che questi hanno dall'altro. Mentre in Europa, in Spagna, in Germania, in Olanda, nei paesi scandinavi, esistono infatti concorsi trasparenti, amministratori preparati, progettisti disinteressati, insomma mentre esiste una cultura della legalità e della tutela del patrimonio pubblico incredibile, troppo spesso in Itailia i meccaniscmi di scelta dei professionisti non sono basati sul reale loro spessore, ma sono basati unicamente su logiche clientelari, siano esse politiche o economiche o entrambe.

Dimenticavo l'ultimo punto, quello del valore degli immobili [la lettera sollevava il problema del costo spropositato delle residenze].
Personalmente non credo che il sistema economico del libero mercato sia il sistema migliore, personalmente credo che ci dovrebbe essere più controllo da parte dello Stato, magari con uno strumento simile al vecchio e mai usato equocanone (sostanzialmente bocciato dai continui cambi di governo, dall'uccisione di Moro, dalla fine del vecchio, e vero, centro sinistra) o altri strumenti che i nostri politici romani e lombardi dovrebbero inventarsi (ma anche qui le speranze sono vane, dato, per esempio che i nostri strumenti legislativi in merito alla tutela del paesaggio e all'architettura in generale risalgono al 1939 e che siamo la regione - la Lombardia - della devastazione pianificata, del recupero dei sottotetti, delle villette e dei villini da cumenda). Fin che ciò non sarà, purtroppo la vita sarà più facile, non solo a Cortina ma ovunque [nella lettera si parla della sentenza contro il PRG di Cortina] per chi ha i soldi, calciatori, politici, "abitanti" di Cortina e Capri, e sarà difficilissima, quasi impossibile, per giovani idealisti, studenti, contrattisti, ricercatori e per chi in generale non arriva a 1000 euro al mese, ecc.

[1] In realtà il PCI, Partito Comunista Italiano, riuscì a fare approvare in parlamento una legge in cui si prevedeva la SEPARAZIONE TRA IL DIRITTO DI PROPRIETA', diritto per altro in quegli anni duramente contestato dal mio quasi conterraneo, di mia madre, Albino Luciani, e il DIRITTO DI EDIFICABILITA': il primo era del cittadino, il secondo dello Stato (e quindi incontestabile e, data la moralità dell'allora PCI, inattaccabile dalle forze economiche e sociali). Questa sottigliezza, e altre (per esempio il fallimento del piano per la casa e della legge sull'equo canone), è stata poi negata dalla cassazione con sentenza n.5/80 ed è cominciato questo processo di progressiva deregulation, processo oggi giunto al culmine.

venerdì 19 settembre 2008

Alcune considerazioni federali e altro / 2




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Per precisare meglio: quando dico "finalmente si parla di federalismo" intendo dire che finalmente dopo alcuni anni in cui l’attenzione si è fissata solo su futili e stupide polemiche, su leggi ad personam, su vaccate, faziate, moggiate, colossali, su porta a porta matrix il delitto di cogne e vespate simili, vaccate operate soprattutto da parte dei governi di destra (questo me lo concederete, anche perchè quello di sinistra è stato in carica pochissimo e ha solo "risanato" e recuperato quella poca credibilità che il buon premier aveva sperperato tra foto con le corna, insulti all’europarlamento, frecciatine ai primi ministri donna degli altri paesi, ecc), finalmente si torna a parlare del paese, del futuro e della struttura di questa nostra italietta.
Ovviamente non appena si inizia a parlare nel merito delle cose arriva subito, tra capo e collo, una mazzata come il crack Alitalia, con la cordata dei soliti imprenditori italiani, Caltagirone, Ligresti, diciamo, usando un eufemismo, non troppo candidi, e l'attenzione mediatica si sposta e torna sulla pancia di Berlusconi, sui capelli del premier, sui baffetti di D'Alema e via dicendo. In mezzo alla tempesta mediatica a cui siamo sottoposti, sono contento che questo spazio, nel suo piccolo, piccolissimo, microscopico spazio, sia divenuto e stia diventando un punto dove fermarsi, una piazza dai muri semplici e uguali immersa in una città dai mille tettucci, tettini, sottotetti, un luogo dove riflettere e scambiarsi opinioni, anche tra persone aventi culture e storie diverse e simili. «Per guarire la città dai suoi mali, è necessario saperne il passato; per renderla obbediente alla giustizia (ed eliminare i suoi riti più duri e barbarici) occorre conoscerne l'origine vera, arrischiare il viaggio nll’àdelon, nel non-evidente, in ciò di cui sembrava impossibile potesse esservi histor»[1]. Studiare la storia di una comunità e di un luogo non serve quindi solo all’erudito, al curioso o allo studioso, serve al governante, serve all’amministratore, serve al progettista. E per questo continueremo, finché le forze lo permetteranno a tenere aperta questa finestra, cercando, a fatica di aggiornarla.

Le circoscrizioni territoriali del Ducato di Milano
(Secoli XVI-XVIII)
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Fin dall’epoca viscontea il territorio del Ducato di Milano era articolato in circoscrizioni di varia ampiezza che potevano includere un numero variabile di comunità e di terre.

«In epoca medioevale il termine pieve designava una circoscrizione ecclesiastica del contado facente capo a una chiesa battesimale – detta chiesa plebana – situata generalmente in un centro abitato di una certa importanza – detto capo pieve – il cui clero era investito della cura delle “anime” che popolavano la circoscrizione stessa. Ma già dal secolo XII e sempre più nel corso del secolo successivo, in piena età comunale, la pieve oltre a conservare il carattere originario di circoscrizione ecclesiastica aveva gradualmente assunto anche carattere di giurisdizione civile.
[...] Tali circoscrizioni – pievi, corti, squadre – andarono sempre più costituendo un valido strumento che consentiva alla città di organizzare la ripartizione e l’esazione dei tributi e dei dazi imposti alle comunità del contado. L’organizzazione per pievi, che aveva caratterizzato la struttura amministrativa del ducato nel periodo in cui si venne a formare lo stato regionale visconteosforzesco, mantenne la propria configurazione anche quando, nella prima metà del XVI secolo, l’intero dominio entrò a far parte della monarchia spagnola. [...]
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[...] L’iniziativa del governo di Carlo V di procedere intorno alla metà del XVI secolo ad una generale riforma del sistema tributario dello stato di Milano e le tensioni politiche indotte, tra le città e i rispettivi contadi, dalla lunga e conflittuale gestazione dell’estimo generale, diedero un impulso decisivo all’affermazione di nuove forme di rappresentanza dei contadi portando anche le terre ed i borghi che facevano parte del ducato milanese – che si ritenevano maggiormente vessate dal peso fiscale – a costituire in difesa dei propri interessi un nuovo organo, la Congregazione del ducato, composto dagli anziani nominati da ciascuna delle 65 pievi fra cui venivano ripartiti i tributi. Gli anziani, esperti conoscitori dei problemi e delle situazioni che caratterizzavano la realtà locale, avevano la funzione di rappresentare nella stessa congregazione del ducato gli interessi e le rivendicazioni delle comunità da cui erano stati eletti»[2].

[1] MASSIMO CACCIARI, Geofilofosia dell’Europa, Adelphi Edizioni, Milano, 1994, p.14.

[2] GIORGIO SASSI, KATIA VISCONTI, Profili istituzionali generali, in A.A.V.V., Le istituzioni del territorio lombardo. XIV-XIX secolo, progetto CIVITA, Regione Lombardia, Direzione Generale Cultura Servizio biblioteche e sistemi culturali integrati, Milano, dicembre 1999, pp. 18-19.

giovedì 18 settembre 2008

Alcune considerazioni federali / 1

Conoscere il nostro passato è fondamentale per poter progettare il nostro futuro. Oggi si parla, finalmente, di federalismo, di federalismo fiscale, di nuova struttura dello stato. Ma il federalismo è un patrimonio solo dell'attuale destra o è un patrimonio di tutti? Da dove veniamo? Com'era la struttura dello stato di Milano?
Provo in queste brevissime righe a focalizzarmi su alcuni punti/spunti che mi sembrano interessanti o che comunque potrebbero far pensare.

I Comuni nel Ducato di Milano (sec. XVI - XVIII)

L’organizzazione e l’attività amministrativa delle comunità che componevano il contado milanese può essere ricostruita attraverso la documentazione raccolta in occasione delle operazioni censuarie iniziate nel ‘700 da Carlo VI e terminate durante il Regno di Maria Teresa. A questo proposito particolarmente significativa è la documentazione teresiana costituita dal questionario promosso dalla Giunta preposta ai lavori del censimento, nota come “Risposte ai 45 quesiti della Giunta del censimento”[1].
Il profilo dell’amministrazione delle comunità desumibile dalle risposte dei cancellieri al questionario appare strettamente intrecciato al sistema fiscale vigente nel XVIII secolo, sistema particolarmente tortuoso e articolato, difficile da interpretare.

Caratteristica della vita locale era l’autonomia, sia territoriale che amministrativa, oggi potremmo dire federale, con separazioni tra un comune e l’altro, tra un comune e le cascine vicine – costituite spesso dalle abitazioni di fittabili e pigionanti di un grande proprietario, aggregate al comune confinante solo fiscalmente – o ancora separazione tra cascine confinanti, le quali, costituite da poche case che si definivano Comune[2], si amministravano separatamente e separatamente pagavano la loro quota fiscale. Insomma una sorta di struttura federativa che partiva dal basso sino ad arrivare a Milano, e di li all’Impero.

«Tra le istituzioni amministrative di ogni comunità, l’organo apparentemente più rappresentativo era l’assemblea dei capi di casa, denominata per lo più Consiglio generale o Convocato, riunita in via ordinaria almeno una volta all’anno, solitamente in un giorno di festa, nella pubblica piazza, dopo il suono della campana, e soprattutto dopo otto giorni dall’avviso fatto recapitare agli interessati dal console. Sua prerogativa era l’approvazione dei bilanci, la ripartizione degli oneri, il rinnovo delle cariche comunitarie. Riunioni “straordinarie” erano invece indette per discutere problemi di particolare rilevanza o per far fronte a situazioni inaspettate ed imprevedibili, provocate da calamità naturali, dalla guerra, dall’alloggiamento di eserciti, o ancora quando si trattava di approvare ulteriori aggravi finanziari a carico della comunità o di prendere decisioni che incidevano sul “patrimonio pubblico”»[3].

[1] Anche la Comunità di Garbatola nell’aprile del 1740 risponde ai 45 quesiti, l’autore fu il cancelliere della Comunità Carlo Franc.o Trachino. Documento originale conservato presso l’Archivio di Stato di Milano. La comunità di S.Ilario, allora Cassina del Pe’, era invece con la comunità di Nerviano, pertanto non ci sono le risposte ai quesiti per S.Ilario.

[2] Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 risulta che il Comune di Garbatola contava circa 290 anime ed era amministrato dal console, tutore dell’ordine pubblico, e dal primo estimato. Un cancelliere, residente in Milano, e un esattore, scelto con asta pubblica e nominato ogni tre anni dal primo estimato, completavano l’apparato amministrativo. Nel 1771 il comune contava 182 abitanti. Nel compartimento territoriale della Lombardia (notificazione 23 giugno 1853) Garbatola risulta ancora compreso
nella provincia di Milano, distretto XIV di Saronno. La sua popolazione era formata da 285 abitanti.

[3] GIORGIO SASSI, KATIA VISCONTI, Profili istituzionali generali, in A.A.V.V., Le istituzioni del territorio lombardo. XIV-XIX secolo, progetto CIVITA, Regione Lombardia, Direzione Generale Cultura Servizio biblioteche e sistemi culturali integrati, Milano, dicembre 1999, p. 24.

mercoledì 10 settembre 2008

Ottobre tempo di Duathlon!


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Un grande ritorno: il Duathlon a Garbatola!

Dopo alcuni anni torna a Garbatola il Duathlon, corsa, mountain bike, corsa (Duathlon corto). Evento patrocinato dalle parrocchie di Garbatola e S.Ilario, organizzazione a cura del gruppo podisti UPN Team (uno dei gruppi sportivi più importanti e tra i più numerosi di Nerviano).
I Duathlon e i Triathlon in Italia sono pochissimi non ti puoi perdere questo evento! Sabato 4 ottobre 2008, ore 16.00.
Ritrovo: dalle ore 14.00 presso l'Oratorio di Garbatola (Frazione di Nerviano - MI)
Iscrizioni: si ricevono fino a 15’ prima della partenza
Partenza: ore 16.00 in via Gorizia, ingresso Oratorio
Percorso: un giro da 5 Km di corsa + 3 giri in MTB + 1000 metri finali di corsa per le vie del paese.

Gara non competitiva, quasi interamente su sterrato, lungo i canali secondari del Villoresi, i campi e le antiche corti della frazione Nervianese. All’arrivo ristoro, possibilità di lavare le biciclette, possibilità di fare la doccia.
iscrizione 5 euro con piccolo riconoscimento - 12 euro con maglia tecnica duathlon UPN

domenica 7 settembre 2008

l'è el dì de la festa granda

Programma di domenica 7 Settembre

Ore 11.15 S.Messa Solenne della Festa Patronale
Ore 12.00 Benedizione automezzi in Piazza Don Musazzi

Ore 15.00 Esibizione MAGO DIEGO
Ore 15.30 Apertura Pista MINI QUAD a motore e Luna Park in Oratorio
Ore 17.00 FUORI DI FESTA Festival Rock'in Piazza don Musazzi: rassegna Giovani Band della zona
Ore 18.00 IV Gara di Mountain Bike
Ore 20.00 Continua ad essere aperta la Gastronomia
Ore 21.00 Ballo liscio con CINZIA BELLI ORCHESTRA
Ore 21.30 Chiusura FUORI DI FESTA con LILAC e ROBERTO ELLI BAND

venerdì 5 settembre 2008

Festa di Garbatola - venerdì 5 settembre

Programma Venerdì 5 settembre FUORI DI FESTA!!!

ore 21.30 Finali torneo di Calcio (il Laboratorio di Architettura è in Finale!!! ma grandissimi ragazzi...e grandissimo Prave, ieri doppietta!!!)
ore 21.45 Inizia Fuori di Festa. Questa sera suonano: Hushroom e Vallanzaska (piazza don Musazzi dalle 21.45 alle 24 due concerti rock)

giovedì 4 settembre 2008

Festa di Garbatola - giovedì 4 settembre

Programma Giovedì 4 settembre

Inizia FUORI DI FESTA!!!

ore 20.00 Apertura Servizio Gastronomico - Specialità del giorno: Trippa (anche da asporto)
ore 21.30 Semifinali torneo di Calcio (il Laboratorio di Architettura è in Semifinale!!!)
ore 21.45 Inizia Fuori di Festa. Questa sera suonano: Hushroom e Killer Is Me (piazza don Musazzi dalle 21.45 alle 24 due concerti rock)

mercoledì 3 settembre 2008

Festa di Garbatola - mercoledì 3 settembre

Intanto ben tornati dalle vacanze, spero di riincontrarvi di nuovo in moltissimi come in moltissimi siete stati quest'anno (lasciatemi dire più del previsto, molti più di 1000 al mese) e di questo vi ringrazio, spero che questo continui a essere uno spazio di incontro ma anche di riflessione.
In secondo luogo prima di ritornare direttamente sulle questioni più care a questo blog, l'architettura, vista da un punto di vista diverso da quello tecnico spettacolare che va tanto alla moda oggi e vista da un punto di vista molto parziale, direi territoriale (ma inserita in un contesto di relazioni, anche spazio temporali, molto ampio e libero), vorrei soffermarmi ancora qualche giorno sul programma della Festa Grande del mio paesino, una festa che affonda le radici nel tempo e nella storia (pensate che è citata nelle risposte alle Real Giunta di Maria Teresa d'Austria del 1740). Così giorno per giorno, ora che entriamo nel vivo della festa, vi ricorderò il programma.

Un abbraccio a tutti

Programma Mercoledì 3 settembre

Serata culturale
ore 20.00 Apertura Servizio Gastronomico - Specialità del giorno: Trippa (anche da asporto)
ore 21.00 Apertura Mostra presso il cortile di via Gorizia
ore 21.15 Incontro pubblico "Garbatola storia e storie di un antico borgo che fu Comune fino al 1869" - presso la corte di via Gorizia (durante la serata verranno proiettati documenti d'archivio inediti, vecchie foto e carte storiche). In caso di pioggia la serata si terrà nel salone dell'Oratorio.