lunedì 30 giugno 2008

E i professionisti "puliti" brindano nei bar Champagne

Pubblico il secondo articolo sulle Tangenti Nervianesi, ve ne sono poi altri, ma penso di non pubblicarli e di tornare all'architettura. Come avete visto lascio un certo periodo tra un post e l'altro da un lato per darmi modo di scrivere, dall'altro per dar modo ai lettori di pensarci un po' su, di commentare ecc. Ringrazio chi continua a leggere e a commentare questo spazio. Grazie

Le auto dei carabinieri e della Finanza comparse all' alba di giovedi' non ci son piu' . Ma al bar, alle edicole, in quei grandi centri commerciali lungo il Sempione che san di mazzette fin troppo fresche non e' possibile evitare l' argomento. In un paese di 15 mila abitanti, 32 arresti sono un terremoto, come le manette ai polsi di Carlo Chiappa, 61 anni, primo cittadino dc di Nerviano dal ' 64 al ' 93, arrestato per corruzione con l' ex vicesindaco Luigi Codoro e con Enrico Almasio, ex assessore all' Urbanistica, entrambi socialisti. Nel suo ufficio, al secondo piano del municipio, Sergio Parini, sindaco leghista da poco piu' di tre mesi, commenta: "Mi arrivano telefonate da amici di Pavia o di altre citta' , mi chiedono cosa stia succedendo...ma non siamo la Corleone del Nord, qui c' e' gente che si e' stupita davvero per gli arresti". "Vero – aggiunge Carlo Sala del gruppo indipendente, in passato durissimo avversario della giunta Chiappa – ma c' e' anche chi non ha nascosto la propria soddisfazione, con veri e propri brindisi (champagne...) nel bar sotto casa". "Sara' una caduta di stile – incalza Claudio Cozzi, assessore alla Viabilita' e segretario locale della Lega – ma bisogna pur comprendere le reazioni di quei professionisti che qui a Nerviano faticavano a lavorare perche' non facevano parte del giro giusto". Parlano gli oppositori di ieri, quelli che avevano contrastato dentro e fuori l' aula consiliare le maxi varianti al Prg (tra l' 84 e l' 89) che hanno aperto la strada a scelte edilizie che ora sono sotto la lente della procura di Milano. "Gli atti – prosegue il sindaco – parlano da soli: in due varianti e' stato dato disco verde a cinque interventi edilizi di 50 60 mila metri cubi di cemento ciascuno, senza contare il piano di edilizia economica popolare di 200 mila metri cubi e le aree per i centri commerciali lungo il Sempione, 40 mila metri quadrati a destinazione agricola, diventati commerciali". Ma si torna a parlare dell' arresto dell' ex sindaco, uomo abile dal punto di vista politico, in grado di calamitare valanghe di voti a ogni tornata elettorale. "Alla fine pero' – ricorda Sala – gestiva tutto lui, in una specie di duopolio con Enrico Almasio: gli altri erano contorno". Dal partito popolare, per ora, nessuna presa di posizione ufficiale.

FRANCESCO SANFILIPPO, Corriere della Sera, Milano, 18 marzo 1995, p.42.

A un certo punto, nell'articolo, si fa riferimento a chi ha combattuto duramente le varianti al PRG. Tra questi c'erano l'attuale Sindaco E.Cozzi, allora consigliere di minoranza, e altri amici dell'attuale maggioranza, oltre a Sergio Parini, Sala e altri esponenti della Lega Nord, che arrivarono nel parlamentino nervianese poco dopo, e vinsero le elezioni post tangentiste. In ogni caso nella Nerviano della metà degli anni '90 una cosa era certa: l'alleanza contro ogni tipo di speculazione edilizia tra Lega, la destra, e il PDS, la sinistra. Oggi le cose sono in parte cambiate, secondo me non per via di presunti illeciti, ripeto che sono pronto a mettere la mano sul fuoco per gli attuali amministratori, certamente però qualche leggerezza, vedi il non far pagare l'ICI alla società che vuole oggi "annullare tangentopoli" preventivamente e non a giochi quasi fatti. Certamente io rimarrò sempre un sostenitore e un alleato di chi dalla seconda metà degli anni '80 a oggi, non solo a parole, ma nei fatti lotta contro quel sistema, sia a sinistra, sia a destra.

mercoledì 25 giugno 2008

Si', a Nerviano si pagava - Marzo 1995

Ricevo da un giovane giornalista garbatolese, Alessandro Rovellini, e pubblico volentieri, due articoli del passato. Bisogna dire che molti dei personaggi citati nell’articolo furono poi assolti con formula piena, altri patteggiarono, altri, soprattutto i politici furono condannati. Per questo motivo ho “tagliato” un paragrafo dove i giornalisti citavano nomi di imprenditori e professionisti nervianesi poi assolti. Fu un dramma vero, per uomini e per molte famiglie. Il testo è comunque interamente reperibile alla pagina web

http://archiviostorico.corriere.it/1995/marzo/18/Nerviano_pagava__co_0_95031816051.shtml





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In questi giorni un cerchio pare chiudersi. Non voglio insinuare che ci sia collaborazione tra la giunta nervianese e gli ex tangentisti, anzi tutt'altro, sono certissimo che non ci sia ALCUN COLLEGAMENTO strano. CONOSCO PERSONALMENTE ASSESSORI E SINDACO E SONO PRONTO A DIFENDERE OVUNQUE LA LORO INTEGRITA' MORALE GIA' PIU' VOLTE DIMOSTRATA. Certamente è vero che il caso del palazzone di via XX Settembre, voluto come albergo dall'allora giunta tangentista, e oggi "finalmente" trasformato in residenza dagli stessi autori di quei nefasti complotti, fa pensare. Per questo motivo e insieme per non dimenticare ripubblico questi articoli.


"Se ve' dum", "Ci vediamo". A Nerviano il sistema delle tangenti era tanto collaudato che ai costruttori bastava pronunciare questa frase, spesso in dialetto milanese, per far capire ai politici, democristiani e socialisti, che anche il nuovo affare edilizio sarebbe stato oliato con il "lubrificante amministrativo" in uso da decenni: le mazzette. Ieri poliziotti, carabinieri e finanzieri hanno quasi concluso la grande retata contro il "pizzo" sull' edilizia decisa 48 ore fa dal gip Paolo Arbasino: 33 ordini di arresto per corruzione e 4 interdizioni dal lavoro per altrettanti progettisti accusati di false fatturazioni perche' considerati semplici prestanome dei politici. In serata continuavano le ricerche di alcuni inquisiti: non piu' di cinque persone. Per tutta la giornata i pm Fabio Napoleone, Gian Battista Rollero e Claudio Gittardi hanno interrogato politici e imprenditori detenuti. E qualcuno sarebbe gia' crollato. L' ex assessore regionale socialista Maurizio Ricotti avrebbe ammesso la seconda tangente contestata dall' accusa: 40 milioni intascati nel ' 90 per dare via libera alla maxivariante bis al piano regolatore di Nerviano. Soldi versati da un altro politico, l' assessore Enrico Almasio, per far approvare una lunga lista di modifiche delle destinazioni d' uso di terreni per i quali i proprietari avevano gia' pagato bustarelle ai big del Comune. Sulla prima mazzetta, 20 30 milioni per la maxi variante dell' 85, Ricotti avrebbe detto: "Non ricordo, ma non lo escludo". Una prima serie di ammissioni sarebbe arrivata anche dall' ex sindaco dc Carlo Chiappa, in carica per quasi trent' anni. Con molti distinguo, anche lui avrebbe finito per confermare la sostanza delle accuse di Almasio, arrestato a meta' febbraio per una piccola tangente confessata dall' imprenditore Franco Sala e poi diventato il grande pentito di "Nervianopoli": almeno dieci anni di corruzione (prima i reati sono prescritti) con un giro accertato di mazzette di 3 4 miliardi per una quarantina di affari immobiliari. [taglio il paragrafo con altri nomi].

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Nell' inchiesta spuntano clamorose acrobazie amministrative, come il presunto "scambio di incarichi" tra l' architetto Almasio e l'ingegner Fugazza, assessori rispettivamente a Nerviano e Carugate. Un patto che si puo' sintetizzare cosi' : "Tu progetti nel mio Comune e, in cambio, io costruisco nel tuo".

BIONDANI PAOLO, Corriere della Sera, Milano, 18 marzo 1995, p.42.
In quei giorni, in quegli anni ero giovane rappresentante degli studenti all'ITCGPA Maggiolini di Parabiago; finite le scuole chi voleva partecipare alla cosa pubblica poteva scegliere tra la Lega o la sinistra. Scelsi la sinistra, prima il giovane centro sinistra cittadino, votando sempre a sinistra alle elezioni politiche perché mi sembrava che a sinistra si riusciva a parlare di etica e di sviluppo, di morale di stato e di progresso, di rigore e di futuro.

mercoledì 18 giugno 2008

Localismo, ovvero il contrario di globalizzazione

Ricevo da Sergio Parini e pubblico volentieri. Era un commento all'ultima mia, ma essendo troppo lunga mi permetto di postarla così.

Proposta per una teoria sociale del benessere - da locus, luogo, contesto, stare in, esserci - è una concezione della vita che tende al riavvicinamento emotivo dell´individuo con le fonti primarie delle sue esperienze sia all´interno di sé, sia verso la realtà esterna, per riequilibrare l´alienazione prodotta dalla società detta `globale´ dove gli obiettivi dominanti sono i risultati tecnologici e quantitativi.

Il Localismo ritiene che il benessere venga più dal contatto con la realtà concreta e vicina che non con la realtà astratta e lontana. Ritiene che la soddisfazione non venga solo dall´ottenimento degli obiettivi, ma soprattutto dal processo esperienziale che si vive per raggiungere l´obiettivo. Ritiene altresì che la soddisfazione non venga dalla quantità o dalla dimensione delle cose che si possiedono o si raggiungono, ma dal significato che la cosa ha per il soggetto e quindi una cosa piccola che attiva all´interno di sé un´emozione profonda è più importante di una cosa grande ma che su un piano emotivo rimane astratta e lontana.
Localismo quindi è un processo di riavvicinamento a questi valori interiori spostandosi dall´ideale della crescita quantitativa e dell´espansione geografica, verso il recupero della qualità di relazione con la singola cosa o la singola persona. Si tratta quindi di preferire il "Locale" sia come luogo emotivamente interiore, sia come luogo geografico, poiché solo attraverso un restringimento dello spazio nel quale opera l´individuo si può avere un contatto più sentito con le cose o le persone che lo compongono.

Il Localismo ritiene che il perseguimento dei valori quantitativi oltre un certo limite rappresenti un costo energetico ed emotivo inutile per l´individuo e quindi un suo impoverimento e cerca di definire questo limite all´interno del soggetto per coglierne il reale vantaggio.
Questo percorso di ricollocazione interiore dei valori può avvenire attraverso un´analisi psicologica, antropologica, storica, biologica, etologica, filosofica ed esperienziale. Si ritiene altresì che tutti gli individui abbiano in comune i sentimenti più profondi, e che questa condivisione empatica sia fonte di benessere, arricchimento della vita ed equilibrio sociale. Questa concezione non deriva da premesse etiche, ma da dimostrazioni razionali e scientifiche, dove la ragione e il sentimento non sono scissi ma si rinforzano a vicenda. Il Localismo chiede oggi che obiettivi quantitativi come Progresso, Sviluppo, Globalizzazione, Economia, Tecnologia, Scoperte, Invenzioni, vengano sostenuti dalla dimostrazione razionale e scientifica dei loro vantaggi per l´uomo nella sua interezza. Chiede che gli individui non siano più trascinati acriticamente da ideali ed etiche che rappresentano un rischio assai maggiore di quelli che hanno sprofondato fino ad oggi l´umanità nei baratri dolorosi della sua storia. Ritiene che sia giunta il momento di una consapevolezza più completa degli obiettivi e dei valori umani.
Il Localismo si rende evidentemente conto che la realtà mondiale è oggi unificata da una serie di connessioni di tutti i tipi, non più formata da realtà individuali e che il tutto prende il nome di Globalizzazione. Tuttavia il termine Localismo serve proprio a individuare il percorso di recupero consapevole dei valori più concreti e interiori eliminati arbitrariamente da quel processo di omologazione. Il riavvicinamento con le fonti primarie dell´esperienza, riporta le problematiche mondiali a livello geograficamente locale. Questo facilita la soluzione di problemi e insieme il mantenimento di valori che sul piano globale andrebbero persi. Il Localismo è una visione della vita nelle sue varie espressioni:

1) Localismo, Empatia e rapporti umani. E´ stato dimostrato dall´antropologia e dall´etologia che gli animali superiori (tra cui l´uomo) hanno una capacità di rappresentarsi i bisogni e le emozioni degli altri soggetti come se fossero propri. Questa capacità intellettuale ed emotiva si chiama Empatia e consente di stabilire con gli altri individui dei rapporti di cooperazione oltre a quelli di competizione. Il fatto che questo principio sia più sviluppato nelle specie evolutivamente più avanzate, dimostra che l´evoluzione ha individuato nella cooperazione un comportamento più vantaggioso della semplice concorrenza poichè aiuta l´individuo ad affrontare meglio i problemi e a resistere alle difficoltà ineluttabili dell´esistenza.
L´espressione più immediata dell´Empatia ha luogo nelle relazioni interpersonali. Il Localismo ritiene che i rapporti umani siano una condizione necessaria per la felicità poiché essi stimolano la creatività umana, ma ritiene anche che non sia la quantità di tali rapporti a garantire la felicità quanto piuttosto l´empatia che si stabilisce tra i soggetti. Poiché le relazioni empatiche possono realizzarsi meglio tra soggetti vicini anche fisicamente e poiché le relazioni empatiche si esprimono anche verso le "cose", si ritiene che la vicinanza con le persone o le cose che si amano sia la premessa per una maggiore felicità.La lontananza da quello che si ama è uno stress e la facilità di comunicazione non può sostituire la vicinanza fisica.

2) Consapevolezza dei bisogni nel Localismo. Consapevolezza dei bisogni significa il momento in cui il soggetto analizza gli obiettivi che gli possono dare maggiore soddisfazione e stabilisce criticamente la priorità delle scelte. Tali scelte potranno quindi riferirsi sia a beni materiali sia a valori relazionali. I mezzi per ottenere i beni materiali sono studiati dall´Economia mentre la scelta dei valori relazionali proviene dalla ricerca interiore, dalla Filosofia e dalla Psicologia.Per cui si ritiene che la Filosofia e la Psicologia (individuale e sociale) debbano guidare l´Economia e indicarle i limiti dell´accumulo di beni materiali. Esse devono anche indicare alla Scienza Tecnologica i limiti della sua ricerca, oltre i quali l´individuo corre il rischio di perdere il contatto con la realtà e di modificarla inopinatamente.

3) Soddisfazione/Benessere nel Localismo. Si ritiene che l´individuo ottenga il massimo di soddisfazione quando investe le proprie energie fisiche e psichiche per raggiungere un obiettivo commisurato alle proprie capacità. Sia quando lo sforzo è eccessivo sia quando le energie sono sovradimensionate rispetto alla realtà, l´individuo va in crisi. All´interno di questo rapporto ogni individuo ha una sua situazione di equilibrio che il Localismo considera come un obiettivo comune.Poiché per raggiungere il massimo di soddisfazione è necessario usare tutte le proprie capacità e le proprie funzioni, attivandole attraverso relazioni variate e complesse con il mondo sia fisico, sia psichico (lavoro manuale, intellettuale e scambi emotivi), il Localismo ritiene utile cercare di non delegarle alla tecnologia o al lavoro degli altri.La diversità umana e naturale è essenziale per stimolare le nostre capacità emotive e creative. Le situazioni "Locali" e concrete sono quelle che contengono più diversità e maggiore quantità di variabili sensoriali. Attualmente la maggior parte degli individui, a causa della tecnologia, ha perso molti degli stimoli esterni e quindi ha perso le possibilità di esercitare integralmente le varie capacità personali: il Localismo ritiene un vantaggio cercare di recuperarle per quanto possibile. E´ chiaro che l´investimento delle proprie energie fisiche, mentali ed emotive implica uno sforzo e un impegno ma se questo è commisurato con le proprie capacità esso dà soddisfazione. Considerare lo sforzo solo come un costo è un errore. Questi argomenti sono ampiamente dimostrati dalla Psicologia.

4) Localismo ed Economia. L´Economia è la scienza per ottenere l´incremento dei beni materiali. I beni materiali sono solo una delle componenti della felicità umana e la "ricchezza" non è formata solo dal possesso di beni ma anche dal godimento di beni senza bisogno di possederli. Contrariamente alle teorie economiche e sociali correnti, si ritiene che ogni ricchezza ed ogni soddisfazione, incluso il denaro, obbedisca al "principio dell´utilità marginale decrescente" che cioè, oltre un certo limite, ogni bene perde valore, per cui la crescita infinita non serve a nessuno in quanto sposta all´infinito la possibilità di godere. Un bene futuro dà meno soddisfazione di un bene presente.La crescita illimitata, enfatizzata dall´Economia e attuata dalla tecnologia, non ha una base scientifica, è vero anzi il contrario: è dimostrato infatti che proprio l´esistenza del limite consente all´individuo di trovare soddisfazione. Riteniamo altresì, che non vada accettato il "principio dei vantaggi comparati" in quanto esso spinge alla specializzazione produttiva per una massimizzazione della produzione sacrificando all´efficienza valori quali le relazioni personali, le tradizioni, l´attaccamento per il lavoro, i legami familiari, la solidarietà, i beni comuni, la giustizia sociale. L´Economia sa dare soltanto una quantificazione monetaria alle cose e ai valori ed è per questo che viene chiamata "la Scienza triste". Il Localismo ritiene "povero" chi nella propria vita non da priorità a questi valori e ritiene superato il simbolo di status che deriva dalla ricchezza economica.
La massimizzazione della produzione e dei risultati con la conseguente spinta alla velocità, alla lotta concorrenziale, all´efficienza, può essere un obiettivo nei momenti di crisi, ma non la base del vivere in una situazione di normalità. Pertanto lo spirito accumulativo e concorrenziale senza limite, non ha nessuna giustificazione logica ed anzi è un inutile costo energetico ed emotivo.Si ritiene quindi che la definizione del lavoro come "merce" sia incompleta e, in quanto tale, erronea sul piano pratico, poichè ingenera dei comportamenti che escludono la componente empatica dalla relazione umana. Altrettanto vale per il concetto di "scambio" che prenda in considerazione solo l´aspetto monetario. In questo caso, infatti, si perde il vantaggio che ne potrebbe venire se si tenesse conto anche della parte emotiva. Esperienze in tal senso esistono in tutte le società, inclusa la nostra, come è dimostrato dall´Antropologia.Continuare a proporre l´aumento del Prodotto Interno Lordo (PIL) come indice del benessere è su un piano scientifico certamente un errore, su un piano umano è probabilmente un inganno.

5) Scienza e rapporto con la natura nel Localismo. Partendo dalla premessa che l´uomo è la risultanza di infiniti rapporti con il mondo circostante nel corso della sua evoluzione e che egli ha sviluppato una sua struttura che gli ha consentito di esistere a seguito di continue esperienze ed adattamenti, il Localismo considera pericoloso sia modificare la base biologica dell´uomo, sia modificare l´ambiente esterno con la creazione di nuovi organismi e prodotti che non esistono in natura e di cui non si possono conoscere gli effetti. La ricerca scientifica dovrebbe invece approfondire la conoscenza dei processi naturali e la conoscenza delle pratiche che usano prodotti e processi naturali.
Il Localismo è quindi un processo di riavvicinamento con la nostra realtà costitutiva. Esso non nega i risultati della scienza tecnologica, quelli cioè che inseriscono nella nostra realtà elementi ad essa estranei, ma ritiene che benché spesso di più rapido effetto, questi possano essere causa di squilibrio per l´organismo e per l´ambiente.Si intende localista una conoscenza che viene dall´esperienza diretta del soggetto o dal suo accrescimento nel corso dell´evoluzione e non quella che passa attraverso la delega a strumenti tecnologici di indagine, esterni al soggetto.

6) Localismo e Tecnologia. E´ evidente che la tecnologia consente di ottenere dei risultati maggiori con uno sforzo minore, il Localismo ritiene tuttavia che né l´uno, né l´altro rappresentino sempre dei vantaggi, come di solito viene pubblicizzato infatti:a) il risultato della tecnologia, non è sempre commisurato al suo uso consapevole e la concorrenza tra gli uomini può portare ad usarla in modo distruttivo.b) Ricorrendo alla tecnologia per evitare lo sforzo noi rinunciamo ad usare le nostre funzioni, che tenderanno ad atrofizzarsi.c) Con la tecnologia si ottiene il vantaggio del risultato ma si perde la parte più importante della soddisfazione che viene dal processo per ottenerlo. Infatti è proprio nel processo psicosomatico del raggiungimento dell´obiettivo che noi investiamo le nostre funzioni (muscoli, intelligenza, emozioni, volontà, coraggio,..). Poiché da questo investimento energetico ed emotivo viene la parte più importante della soddisfazione, ne consegue che la delega tecnologica tende invece a ridurla . La vita diventa più piatta. Il riavvicinamento al "processo" è quindi un vantaggio.

7) Localismo e Virtualità. Si definisce "virtuale" una realtà sostitutiva alla realtà primaria.Questo può avvenire sia sul piano geografico (es.: comunicazione tecnologica con una persona lontana) sia sul piano della nostra rappresentazione delle cose. Es.: quando si parla di concetti delle cose invece della specifica cosa si perde il contatto con la cosa.Il modo di vivere oggi tende, a causa dei mezzi tecnologici, ad aumentare la virtualità dei rapporti, es.: si parla con una persona che non si vede, ci si sposta rapidamente perdendo l´esperienza dello spazio che abbiamo attraversato, si parla di prodotti alimentari senza conoscere come nascono e come crescono...Lentamente i rapporti virtuali prendono il posto di quelli reali: da una parte perdiamo la realtà, dall´altra la comunicazione virtuale porta all´atrofia dei sentimenti e dell´affettività. Partendo dal concetto di soddisfazione, si ritiene che man mano i contatti con il mondo esterno diventano più virtuali, tanto più si riduce la soddisfazione che possiamo trarne.

8) Localismo e Sostenibilità Ambientale. I rapporti più ravvicinati (localisti) sia con le cose, sia con le persone, hanno bisogno di minore uso di energia e consumo di materiale e hanno meno bisogno di modificare il mondo circostante, per cui essi sfruttano meno l´ambiente.Inoltre, preferendo rapporti più ravvicinati (meno virtuali) con l´ambiente, si ha la possibilità di capire meglio e più rapidamente quali sono le conseguenze su di esso delle nostre scelte e dei nostri comportamenti.

9) Localismo e Comunità. Si ritiene che le relazioni ravvicinate possano consentire la creazione di gruppi dove la gente riesce ad esprimere più empatia, più solidarietà e quindi più gioia. Le relazioni con persone e cose lontane sono invece meno ricche di emozioni. Soltanto nei gruppi dove maggiore è il contatto tra la gente, è possibile conoscere i bisogni dell´altro e quindi ci si può aiutare reciprocamente e sviluppare un legame con il territorio comune. Man mano che la comunità si allarga tanto più le relazioni emotive si affievoliscono, il senso del bene comune tende a rarefarsi e la solitudine tende ad aumentare.

10) Localismo e Cultura. Sul piano culturale crediamo nella validità di ogni cultura se essa rappresenta l´equilibrio di un popolo o di un individuo con la propria storia e con il proprio ambiente naturale e relazionale. Imporre il proprio sviluppo culturale e sociale ad un altro, certamente non è un vantaggio per chi lo riceve perché stravolge un suo equilibrio, ma riteniamo che non sia un vantaggio nemmeno per chi lo impone. Infatti, non rispettare l´altro crea anche in se stessi uno squilibrio empatico che fatalmente porta tensione, ansia e in generale contrasti futuri. Opprimere o eliminare una cultura o un popolo non è un vantaggio per il più forte.Inoltre poiché la cultura di ognuno è il risultato del particolare modo con cui sono stati affrontati i problemi dell´esistenza, la varietà di culture rappresenta la diversità degli elementi dell´animo umano che vengono mossi a seconda delle varie circostanze e necessità. Si ritiene che il rispetto di queste diversità e il non perdere la possibilità di relazionarsi con esse sia quindi un momento di arricchimento relazionale che va protetto nell´interesse tutti.
Per cultura si intende: lingua, religione, arte, architettura, relazioni affettive, alimentazione, tecniche di costruzione, di coltivazione, di produzione, modi di vestire, celebrazioni. Il Localismo ritiene che non abbia alcun senso la critica e l´eliminazione di queste pratiche nei rapporti individuali e tra popoli in quanto considerate meno efficienti, come fa oggi l´Economia. Il senso di queste pratiche locali sta invece nel significato emotivo e di coesione umana e sociale che esse inducono, che non è quantificabile monetariamente ma è quello che si definisce un valore umano ed affettivo.Il Localista finchè può, cercherà di non perdere questi valori ed eviterà di darne una quantificazione monetaria. Cercherà di proteggere quello che è bello perché è bello, non perché dà profitto.

11) Localismo nell´Arte. L´arte localista tende a rappresentare la realtà con i suoi colori e le sue forme in quanto essi sono la fonte primaria delle emozioni e dei sentimenti e per rappresentarli non cerca di usare modalità astratte. Quindi sarà tendenzialmente figurativa.
Il Localismo non nega l´emozione o il piacere che può venire dalla rappresentazione di un concetto con figurazioni astratte, tuttavia ritiene più importante riproporre come mezzo espressivo il contatto con il concreto e con la realtà primaria che è più ricca di elementi fonte di maggiori emozioni.L´arte localista rappresenta un desiderio emotivo ed una concezione culturale che, contrariamente alla rappresentazione delle idee astratte, dà valore soprattutto alla rappresentazione delle emozioni che vengono dalla realtà primaria.Da un punto di vista emozionale si ritiene che è più importante "fare" arte, "esprimere" arte che conoscerla o ammirarla soltanto. Quindi sia per il soggetto che per la comunità a cui il soggetto appartiene, è più importante ed è sentita di più la propria arte che quella di un altro. Non ha nessuna importanza se la propria arte è più semplice, meno evoluta, con mezzi ed effetti più elementari: l´importante è che sia fatta dal soggetto, o dalla comunità che il soggetto sente come propria, dove quindi il soggetto si sente attivo, prova emozione attraverso modalità comuni e non resta passivo ad ammirare opere che non si inseriscono nel suo patrimonio emotivo e culturale.

12) Localismo e Consumismo. Il Localismo è contrario al consumismo inteso come bisogno della rapida sostituzione degli oggetti d´uso. Ritiene infatti che l´attaccamento alle cose che ci contornano rappresenti un rapporto arricchente di ricordi ed emozioni che vengono invece cancellati dalla ossessiva ricerca del nuovo.Per questa ragione la parsimonia e possibilmente la decrescita quantitativa sono considerati momenti psicologicamente arricchenti e non necessariamente simboli di impoverimento.

13) Localismo e Competizione politica. La scelta di un comportamento localista è evidentemente meno efficiente sul piano della concorrenza per l´ottenimento dei beni materiali sia tra individui che tra gruppi sociali. Per cui un individuo e più in generale un Paese che abbracci un ideale localista è più debole su questo piano e corre il rischio di essere sopraffatto da chi è più tecnologico, efficiente o aggressivo, come mostra l´espansione della cultura tecnologica occidentale e l´espansione di tutte quelle culture dove la componente maschile si è imposta in modo preponderante rispetto a quella femminile. Tuttavia così facendo si affermano dei valori che non portano al miglior benessere, nemmeno a chi vince. Da un lato è chiaro che la pratica dei valori localisti difficilmente potrà essere attuata se comporta rischi di essere sopraffatti, il che al mondo d´oggi è difficile da immaginare, ma dall´altro non significa che il Localismo non sia un modo di vivere migliore.Purtroppo, poiché i valori localisti non sono condivisi da tutti, in molte situazioni è necessario difendersi usando la forza, sia tra individui che tra stati ma è un errore considerare la forza e la sopraffazione militare o commerciale come un´idea da perseguire.
E´ quindi importante affermare i valori localisti prima di tutto su un piano teorico e razionale, per stabilire un dialogo anche su un piano politico con l´altro e porre le premesse affinché anche l´altro possa capirne il vantaggio riducendo i motivi di aggressione e la necessità della concorrenza.

(Fonte: http://www.localismus.org PremessaIl Localismo)

martedì 17 giugno 2008

Si è spento Mario Rigoni Stern




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Lo scrittore Mario Rigoni Stern è morto ad Asiago, all'età di 86 anni. Uno scrittore schietto, che sembrava scolpire le sue parole nel legno delle sue montagne. Rigoni Stern viveva con semplicità nei boschi dell'altopiano di Asiago, era malato da tempo ed è mancato lunedì sera. La notizia della sua morte è stata tenuta riservata dalla famiglia, per espressa volontà dello scrittore. I funerali sono stati celebrati oggi pomeriggio, in forma strettamente privata, nella chiesetta del cimitero di Asiago.

Il valore delle comunità. Un federalismo antico

Riprendiamo a parlar d'altro, ma non solo d'altro, senza tuttavia perdere di vista il perché parleremo d'altro. Come spesso accade, infatti, prima di dare una risposta alle questioni del presente è utile guardarsi indietro, capire chi siamo, da dove veniamo, perché siamo fatti così, per poi con serenità provare a dire qualcosa sul presente e perché no sul futuro. E ripensando alle critiche mossemi in questi giorni da alcuni amici e compagni su presunti atteggiamenti localistici mi è venuta in mente una cosa che avevo letto e che ho provato a riassumere per questo blog. Inizierò quindi questi brevi scritti partendo da alcune nozioni storiche, in particolare cercando di capire cos'erano i comuni e le comunità locali nella Lombardia e nel Ducato di Milano tra il '500 e l'800.
Il quadro che ne risulterà sarà un quadro molto differente da quello che iniziò con lo stato centrale savoiardo, un sistema molto complicato, intricatissimo e diffuso, spesso anche tortuoso, ma un sistema federale incredibilmente capillare.

I COMUNI DEL DUCATO DI MILANO (SEC. XVI - 1757)

L’organizzazione e l’attività amministrativa delle comunità che componevano il contado milanese può essere ricostruita attraverso la documentazione raccolta in occasione delle operazioni censuarie iniziate nel ‘700 da Carlo VI e terminate durante il Regno di Maria Teresa. A questo proposito particolarmente significativa è la documentazione teresiana costituita dal questionario promosso dalla Giunta preposta ai lavori del censimento, nota come “Risposte ai 45 quesiti della Giunta del censimento”[1].
Il profilo dell’amministrazione delle comunità desumibile dalle risposte dei cancellieri al questionario appare strettamente intrecciato al sistema fiscale vigente nel XVIII secolo, sistema particolarmente tortuoso e articolato, difficile da interpretare.

Caratteristica della vita locale era l’autonomia, sia territoriale che amministrativa, oggi potremmo dire federale, con separazioni tra un comune e l’altro, tra un comune e le cascine vicine – costituite spesso dalle abitazioni di fittabili e pigionanti di un grande proprietario, aggregate al comune confinante solo fiscalmente – o ancora separazione tra cascine confinanti, le quali, costituite da poche case che si definivano Comune[2], si amministravano separatamente e separatamente pagavano la loro quota fiscale. Insomma una sorta di struttura federativa che partiva dal basso sino ad arrivare a Milano, e di li all’Impero.

«Tra le istituzioni amministrative di ogni comunità, l’organo apparentemente più rappresentativo era l’assemblea dei capi di casa, denominata per lo più Consiglio generale o Convocato, riunita in via ordinaria almeno una volta all’anno, solitamente in un giorno di festa, nella pubblica piazza, dopo il suono della campana, e soprattutto dopo otto giorni dall’avviso fatto recapitare agli interessati dal console. Sua prerogativa era l’approvazione dei bilanci, la ripartizione degli oneri, il rinnovo delle cariche comunitarie. Riunioni “straordinarie” erano invece indette per discutere problemi di particolare rilevanza o per far fronte a situazioni inaspettate ed imprevedibili, provocate da calamità naturali, dalla guerra, dall’alloggiamento di eserciti, o ancora quando si trattava di approvare ulteriori aggravi finanziari a carico della comunità o di prendere decisioni che incidevano sul “patrimonio pubblico” »[3].

[1] Anche la Comunità di Garbatola nell’aprile del 1740 risponde ai 45 quesiti, l’autore fu il cancelliere della Comunità Carlo Franc.o Trachino. Documento originale conservato presso l’Archivio di Stato di Milano. La comunità di S.Ilario, allora Cassina del Pe’, era invece con la comunità di Nerviano, pertanto non ci sono le risposte ai quesiti per S.Ilario.

[2] Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 risulta che il Comune di Garbatola contava circa 290 anime ed era amministrato dal console, tutore dell’ordine pubblico, e dal primo estimato. Un cancelliere, residente in Milano, e un esattore, scelto con asta pubblica e nominato ogni tre anni dal primo estimato, completavano l’apparato amministrativo. Nel 1771 il comune contava 182 abitanti. Nel compartimento territoriale della Lombardia (notificazione 23 giugno 1853) Garbatola risulta ancora compreso
nella provincia di Milano, distretto XIV di Saronno. La sua popolazione era formata da 285 abitanti.


[3] GIORGIO SASSI, KATIA VISCONTI, Profili istituzionali generali, in A.A.V.V., Le istituzioni del territorio lombardo. XIV-XIX secolo, progetto CIVITA, Regione Lombardia, Direzione Generale Cultura Servizio biblioteche e sistemi culturali integrati, Milano, dicembre 1999, p. 24.

Più di diecimila volte Grazie

Ten thousand and more times "Thank You" to the visitors over the six months of 2008. I hope this can become a place to discuss and for thinking over, to stop by and start conceiving, together. Thank You

Non me ne ero nemmeno accorto, ma i visitatori di questo spazio sono diventati davvero tanti, più di diecimila in sei mesi, grazie a tutti. Forse la democrazia si esercita anche così. Uno spazio libero, uno spazio culturale altro rispetto i soliti spazi deputati, molto architettonico, anche politico, ma per fortuna non solo politico. Grazie e spero di essere all'altezza.

venerdì 13 giugno 2008

Una risposta a un amico. Il valore delle comunità locali

Come i lettori di questo blog sapranno uno degli ultimi lasciti di quella che fu la tangentopoli nervianese – intesa nel senso del periodo in cui nacque l’edificio in questione, pur lecito –, un grande edificione, nato come gigantesco albergo in un periodo in cui nessuno poteva prevedere fiera ed expo a circa 5 km dallo stesso, in questi giorni, dopo anni di abbandono, è oggetto di una richiesta di cambiamento di destinazione d’uso, da terziario ricettivo alberghiero in residenziale. All’accusa “proprio tu che giri il mondo perché hai paura di un intervento così....” mi sento in dovere di rispondere pubblicamente.


Posto che il valore delle comunità locali è sempre stato un valore aggiunto per la sinistra, almeno per la sinistra comunista classica, quella di Gramsci per intenderci, ma anche nella sinistra liberale e azionista dei Rosselli, di Rossi e Bobbio, e quindi non vedo perché non lo dovrebbe più essere per la sinistra contemporanea – ricordo che Zapatero, per dirne uno è uno dei massimi sostenitori dell’unità nazionale nel rispetto e nell’esaltazione del valore delle autonomie – un valore da rispettare, un valore in cui credere, credo semplicemente che a quella domanda sia facilissimo rispondere dicendo che interventi pesanti, siano essi di pianificazione residenziale, industriale, terziaria – e un intervento che aumenta di circa il 10% la popolazione di una comunità evidentemente lo è –, dovrebbero vedere sempre coinvolte le comunità locali. Coinvolgimento decisionale, ma anche coinvolgimento fisico nella realizzazione di nuovi servizi alla residenza, all’industria o al commercio, a seconda dell’intervento. E invece? E invece niente, e i benefici, nel caso nervianese, se mai ci saranno verranno ridistribuiti a 5 km di distanza dall’edificio stesso e la comunità garbatolese, la frazione in cui si trova l’edificio, dovrà solamente cercare di assorbire al meglio l’aumento repentino di popolazione.
“Ma cosa fai? Fai anche tu il leghista? Siamo una sola comunità no?...”. Certo che siamo una stessa e sola comunità, così come siamo una sola nazione, una sola Europa, una sola razza umana, ma siamo anche una comunità, una nazione, un’Europa fatta di tante piccole famiglie, fatta di tante piccole sottocomunità, fatta di tante piccole, o grandi, realtà diverse. Con storie diverse, con evoluzioni diverse, con capacità diverse. La sinistra moderna non deve dimenticarlo, non deve dimenticare le sue origini intellettuali, operaie e contadine, altrimenti sarà l’ora dei burocrati e sarà la fine.

mercoledì 11 giugno 2008

NO ALL’ADOZIONE DEL P.I.I. IN VARIANTE AL PRG VIGENTE SULL'IMMOBILE SITO IN VIA XX SETTEMBRE.





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Il grande edificio a forma semicircolare in prossimità della zona industriale di Garbatola, sulla via principale che collega la frazione al Sempione, fu concepito nei primi anni ’90, appena prima della tangentopoli nervianese e doveva essere destinato ad albergo. Ora, con la fiera trasferitasi a Rho, con alberghi che nascono quasi ovunque lungo il Sempione, la proprietà ha deciso di cambiare destinazione d’uso all’immobile e chiede al comune di Nerviano la possibilità di trasformare l’edificio in un gigantesco condominio.
Dagli ultimi conteggi pare che l’immobile potrebbe ospitare circa 150-200 abitanti. La popolazione residente in Garbatola risulta essere vicina ai 1500 abitanti. L’operazione in oggetto porterebbe a un aumento di più del 10% della popolazione residente a Garbatola, senza che questa ne tragga benefici in termini di nuovi servizi alla cittadinanza.

Inoltre il nuovo PGT, Programma di Governo del Territorio, strumento che sostituisce il vecchio PRG, documento che dovrà tra le altre cose anche governare gli eventuali aumenti di popolazione, è in piena fase redazionale. Ha senso pertanto avvallare un intervento così pesante poco prima dell’approvazione di quel fondamentale strumento urbanistico?

La proprietà dopo gli interventi liberatori del Commissario Prefettizio è oggi legittimata, e ben fa, a chiedere il cambio di destinazione d’uso, ma il Consiglio Comunale può opporsi. Con questa petizione vogliamo sensibilizzare i Sig.ri Consiglieri Comunali, di maggioranza e di minoranza, a votare contro questa l’adozione del P.I.I. in oggetto, un’operazione operazione immobiliare pesantissima, e pensiamo sbagliata, ultimo lascito dei quella che fu la tangentopoli nervianese.
Cordialmente.


Alcuni liberi cittadini.
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Si prega chi abbia intenzione di aggiungersi al manifesto di scrivere una mail (Oggetto: NO ALL’ADOZIONE DEL P.I.I. IN VARIANTE AL PRG VIGENTE SULL'IMMOBILE SITO IN VIA XX SETTEMBRE) a all'indirizzo mail comitatonopii@gmail.com con il suo NOME E COGNOME INDIRIZZO e il suo NUMERO DI CARTA DI IDENTITÁ.

martedì 10 giugno 2008

PGT di Nerviano. Bravi












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Si potranno dire molte cose dell’attuale amministrazione nervianese, che è un monoblocco monocolore, o quasi, inscalfibile e spesso impermeabile, che non è maggioranza reale del paese, che in parte è impreparata, ma non si potrà mai dire che non stiano cercando di fare partecipare i cittadini. Poi di nuovo possiamo criticare i modi, i soliti cartelli gialli piccoli piccoli, avvisi semi nascosti, o le riunioni che iniziano il giorno della gara di esordio della nazionale all’europeo, alla stessa ora, ma certamente bisogna ammettere che ci stanno provando, e che in parte ci stanno riuscendo.

Ieri sera per la prima volta, credo, nella storia repubblicana sono stati presentati i professionisti che redigeranno il nuovo PGT, strumento di pianificazione comunale che sostituisce il vecchio PRG, al momento dell’inizio dei lavori – bisogna anche ricordare che lo strumento urbanistico è profondamanete cambiato e il PGT prevede, anzi impone, queste fasi partecipative, che il PRG non prevedeva –.
Proprio ieri notte, mentre faticavo a prendere sonno, pensavo che è stata proprio una bella serata, per la prima volta la gente, la comunità tutta, è stata chiamata a raccolta per decidere della pianificazione del proprio territorio non a giochi fatti, ma all’inizio di quello che sarà un lungo cammino.
È stata una riunione prima di tutto molto divertente, e come sempre succede in questi casi la parte del leone l’hanno fatta gli interessi di parte: ma come non è forse mai accaduto non gli interessi edificatori dei proprietari terrieri ma gli interessi iperrealisti, anche al limite del paradosso, di una popolazione che è cambiata, forse invecchiata, una popolazione che si è forse chiusa troppo a riccio attorno al suo bozzolo, il paese, che deve tendere certamente a proteggere bambini e anziani, ma che poi, aggiungo io, deve anche essere attraente per i giovani.

Sono stato molto favorevolmente impressionato poi dagli attori principali, i progettisti, due dei quali li conosco anche abbastanza bene e di cui mi fido quasi ciecamente – in materia urbanistica –, gli arch.ti Monza e Banderali, con i quali a titolo diverso mi è capitato negli anni di collaborare, sempre in lavori gratuiti o a scuola, o nella comunità, e l’arch. Mazzotta. Credo che avere scelto, e lo dico contro i miei interessi, degli architetti così, preparati e seri, difficilmente corruttibili e integerrimi, sia già una garanzia di un lavoro serio.

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Devo dire che anche la discussione è stata molto intensa, a tratti anche assurda e avulsa, come dicevo, da quella che doveva essere la serata, ma forse è giusto così, a tratti molto pregna, tecnica, forse fin troppo. Gente comune, l'ex Sindaco Parini, sempre più saggio e puntuale nei commenti, l'attuale Sindaco Cozzi, alcune personalità del paese, tutti insieme per discutere del proprio futuro, tutti insieme, ex leghisti, ex comunisti, ex democristiani, operai e intellettuali, tutti finalmente consapevoli di essere parte della medesima comunità e anche grazie a questa nuova Amministrazione tutti chiamati a dire la propria. Progettare il territorio non è cosa da poco, è cosa che deve essere il più condivisa possibile, non è cosa che si fa in ambienti fumosi in sede di vecchi partiti, ma davanti alla comunità, consultandola e ascoltandola il più possibile. Troppo spesso il territorio a nord di Milano è stato devastato da pianificazioni scellerate, senza senso, non all’altezza di quella grande eredità che il tempo ci ha lasciato, credo che finalmente questa volta tutti insieme si è intraprese la strada giusta, speriamo di seguirla.

mercoledì 4 giugno 2008

Antichi borghi o quartieri dormitorio?














Contrariamente a quanto previsto dall’ultimo Piano Regolatore Generale, della fine degli anni ’70, a Milano l’industria pesante negli anni ’80 del Novecento entrò definitivamente in crisi e la città iniziò una rapidissima trasformazione. Enormi aree centrali un tempo occupate dall’industria a Milano come in altre città europee vennero dismesse e mentre intellettuali, architetti, urbanisti e università proponevano la decentralizzazione terziaria e amministrativa della città verso la Brianza, il Sempione, il Varesottto, e di conseguenza di mantenere un capoluogo abitato e non solo terziarizzato, le forze economiche che iniziavano a governare la città decisero di non intraprendere quella strada. Il centro si trasformò in un gigantesco nucleo terziario, la città un tempo abitata anche da pescivendoli, ciabattini, panettieri, si trasformò nella Milano da Bere, nella Milano vissuta dagli imprenditori, dai manager, dalle commesse, dai barman, nella Milano della colazione rapidissima, nella Milano che si riempie al mattino e si svuota alla sera ma non prima di un ultimo appuntamento cittadino, l’aperitivo che chiude la giornata milanese.

Questa trasformazione ovviamente non ha toccato solamente la città, ma dapprima ha investito tutto l’hinterland operaio, poi lentamente ma inesorabilmente ha toccato e sta toccando tutti i centri a nord di Milano. E così antichi borghi sorti nei secoli lungo le rotte commerciali e vecchie Cassine con una loro dignità propria, spesso antagonista a Milano e spesso alleata, sia economicamente, che politicamente, che produttivamente, vanno trasformandosi in piccole città giardino per bambini e anziani, e in quartieri dormitorio per i giovani adulti.
Spesso in questi paesi giustamente si crede che una soluzione a questa inesorabile trasformazione sia quella di dotare di servizi, parchi pubblici, piste ciclabili, riqualificazioni architettoniche, in una parola una soluzione urbanistica, che tanto piace ai sindaci. In realtà io credo che le soluzioni siano molteplici ma tutte partono da un dato fondamentale il mantenimento, o in alcuni casi la riscoperta, della memoria di questi luoghi, del loro essere sempre state piccole e grandi Comunità.

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Riscoprire la memoria collettiva di un luogo, riscoprire il comune sentirsi Comunità è un compito molto delicato e certamente esula dai compiti di un architetto, certo è che se tutti iniziassimo a guardare ad alcuni piccoli segni, che soprattutto i più giovani o comunque una minoranza di persone stanno portando avanti, mostre su lavori scomparsi, riappropriazione di spazi da sempre centrali per la vita di questi borghi, piccoli saggi e pubblicazioni a carattere storico culturale non come puro passatempo di pochi intellettuali o di pochi curiosi, ma come una strada possibile per ripensare i paesi della cintura milanese capiremo quanto può essere importante quel lavoro, anche per un architetto. A differenza di molti quartieri dormitorio senza memoria, luoghi metafisici nella pianura produttiva, Rho, Nerviano, Legnano, ma anche Barbaiana, Cantalupo, Garbatola, S.Ilario, possiedono infatti un’anima, un’anima antica, fatta di storie di persone semplici, di storie di contadini, fatta di documenti antichi, fatta di architetture umili ma importanti, fatta di famiglie che da secoli vivono quei luoghi e di tante famiglie che vi hanno iniziato a vivere da qualche anno. Solo considerando quei borghi quasi quartieri dormitorio partendo dalla riscoperta della loro memoria, partendo dal problema della loro lingua dimenticata, o quasi, si potrà poi progettare in modo serio e consapevole la città del futuro, che non sarà solo un insieme di casette più o meno brutte con tanto di piccolo giardino, con qualche parco, qualche pista ciclabile e una bella piazzetta, ma sarà molto di più.

In alto, foto di una delle tante "villette" in vendita nella periferia milanese, in centro, estratto della carta degli Astronomi di Brera, Milano, 1802.