mercoledì 30 aprile 2008

Tutto il mondo di Guareschi

Ricevo e pubblico volentieri.

Mostra su Giovannino Guareschi nel centenario della nascita, dal 26 Aprile al 4 Maggio, a Nerviano presso l'ex Monastero degli Olivetani - Sala Bergognone.

Il 1° maggio Giovannino Guareschi avrebbe compiuto cent’anni e in occasione dell’evento l’Associazione Nerviano Viva, con la collaborazione e il patrocinio del Comune di Nerviano, ospita una tappa della MIT, la mostra antologica itinerante dedicata al creatore di Peppone e Don Camillo.
La visita della mostra, inaugurata il 26 aprile e aperta sino al 4 maggio permette di prendere confidenza con un personaggio singolare, un uomo inquieto, disobbediente e scomodo, con una personalità poliedrica e complessa, difficile da etichettare e per nulla scontata, in definitiva molto moderna. Era uno contro tutti e i potenti di turno erano tutti contro uno. A lungo ignorato dalla critica ufficiale, Guareschi oggi è amato, condiviso, rimpianto. La stessa piccola gente con piccoli problemi che Giovannino ha raccontato nel suo “Mondo Piccolo”, dove attorno a Don Camillo, Peppone, il Cristo Crocifisso e tanti altri personaggi si sono sviluppate le storie del microcosmo della Bassa.

Sergio Parini - Associazione Culturale Nerviano Viva

lunedì 28 aprile 2008

W la resistenza













Sottotitolo: Saluti Romani

Carissimi, mentre a Nerviano qualcuno canta, non tutti per la verità ma qualcuno si – il sindaco ha fatto un intervento semplice e giusto –, che il 25 aprile non è una ricorrenza ma una giornata di lotta e di rivoluzione, a Roma e in tutta Italia stravince la destra. Quella stessa destra che gli anni scorsi si sarebbe detta al mare, in un weekend di sole a fine aprile, ieri ha votato e ha votato massicciamente contro Rutelli e contro la politica della sinistra del nostro paese.

Proviamo a riprendere il filo.
La sinistra italiana non c’è più, o meglio non siede in parlamento, non è rappresentata, quindi non c’è più – e lo dice uno che ha votato sinistra arcobaleno e che spessissimo compra e legge il manifesto, di cui è sostenitore –. E forse è giusto così. La gente è stanca dei vari Diliberto, Mussi, Pecoraro, dei vari sindacalisti o ex sindacalisti radicati a una cosa che non c’è più.
Mentre la sinistra è scomparsa, il centro sinistra, o la sinistra parlamentare c’è ma è stato licenziato dagli italiani. Perché? Tantissimi sono i motivi, uno su tutti, credo, la troppa litigiosità del vecchio e la troppa burocratizzazione del vecchio e del nuovo. Apparati apparatini, strutture e strutturine legano, imbavagliano, soffocano il nuovo, che a differenza di quanto si dice, o a differenza di quanto dice il suo segretario, è soffocato, sempre, sul nascere.
Nel mio paese, per esempio, c’è una sorta di continuità piena e assoluta, quasi gerarchica, ci fu continuità tra fascismo e post fascismo, tranne durante la resistenza, ci fu continuità assoluta nella Democrazia Cristiana, trent’anni di stesso Sindaco, ci fu rottura e discontinuità con la lega Nord, che però poi continua ancora oggi più o meno con lo stesso gruppo dirigente, c’è continuità nel PCI, PDS, DS, DS+Margherita, PD. Una continuità piena tra prima e dopo. E quando qualcuno pensa di fare qualcosa di nuovo difficilmente viene accolto con i favori della dirigenza, se prima non ha ricevuto il benestare della dirigenza stessa, chiunque essa sia. Abbiamo qualche mese fa tentato di fare dei laboratori democratici, una sorta di strumento parallelo a quello ufficiale, slegato dai partiti e dalla burocrazia, slegato dalle cariche e dagli amministratori. Sapete com’è andata a finire – per ora –? Non si è fatto niente, o quasi. La dirigenza non ha voluto e ancora oggi guarda con sospetto.

Dico questo se non altro per dire che proprio alcune cose non vanno in questa sinistra finalmente europea, finalmente nuova, finalmente altra da quella di prima. Ma una sinistra così diversa doveva candidare proprio l’ex ex sindaco Rutelli a Roma, nonché ex segretario Margherita – già perché era l'unico –? Posto che Rutelli fu un gran sindaco – ero un grande fan del Rutelli di allora, meno di quello vaticanista di oggi – ma non avevamo più nessuno? Evidentemente no e ... Rutelli perde e Alemanno sindaco. Ma dov’è finita la novità, il nuovo parito? Marini presidente del PD sarebbe il nuovo? Scusate ma proprio faccio fatica a capire.

W il 25 aprile, W la resistenza, W l’Italia.

sabato 26 aprile 2008

Cosa succede? Nessun si muova

Ricevo e pubblico volentieri questa lettera inviatami da un buon amico, che rispetto e che mi ha aiutato a capire molte cose.

Caro Fabio

Scusa la mia latitanza ma in questo periodo sono un pò affaticato...
Hai visto che risultato alle elezioni? Una desolazione annunciata.
Io ho fatto una fatica incredibile a mettere la x da qualche parte come non mi era mai capitato prima. Alla fine ho scelto l'italia dei valori.... Stupito? Credo che il PD non meritasse il mio voto per quello che ho avuto modo di capire e osservare a partire dalle gesta incomprensibili delle elezioni del segretario con la mutilazione della lista INCONTRIAMOCI in poi.
Mi ha deluso anche Veltroni con le sue dichiarazioni post-voto rispetto il desiderio di novità, di un cambiamento radicale dei costumi politici solo quando il peso e la responsabilità cade sugli altri. Mi verrebbe da dirgli: "carosegretario, ti sei dimenticato di dire che una vera novità nella politica italiana sarebbe stata quella di perseguire responsabilmente un sano principio che è, oltre a quallo da te enunciato e cioè che chi vince le elezioni governa, anche il suo opposto e cioè chi perde si dimette. Invece in italia non si dimette mai nessuno. Giordano, Bertinotti, Pecoraro, Boselli, Rutelli... non si sono dimessi ma sono stati licenziati. Anche con la tua incomprensibile fretta e ansia di voto. Perciò ora che abbiamo perso un pezzo enorme della nostra identità politica, culturale e morale in parlamento, gradirei non perderla anche nel paese reale. Con tutto il bene che ti voglio, se si può fare facciamolo. Presto."

Fabio, io mi sento assolutamente senza riferimenti importanti e convincenti, e sono anche molto preoccupato. Per ilmomento spero che il gruppo dell'italia dei valori lavori per ciò che ha promesso, che sono cose essenziali per la nostra democrazia: legalità, conflitto di interessi, moralità. Dov'è finito il codice eticodi Berlinguer? Di cosa ha parlato la il nostro caro PD in queste elezioni? Non faccio più fatica a capire il voto di molti operai e impiegati dato alla LegaNord. Perchè di questo si è trattato. Almeno l'IDV ha detto cose facilmente comprensibili anche da una persona semplice, popolare e anche un pò distratta come me, che da un certo peso alla forza della politica. Forse ha chiesto rappresentanza per un istanza chiara. Caro Fabio, sembra che tutto sia definitivamente compromesso e perduto. Io sono nato negli anni '60 e quindi mi sento positivo e ottimista per questioni anagrafiche. Forse anche un pò poco moderno per questo mondo, ma tant'è. E non so perchè da qualche giorno ha iniziato a fischiettare "Eppure il vento soffia ancora" di Bertoli.
Con l'occasione ti auguro un buon 25 aprile e spero di vederti all'inaugurazione del murales di Giovanni Pesce il prossimo mercoledì ai giardini dell'ex meccanica. Con affetto e amicizia
Flavio

mercoledì 16 aprile 2008

Nerviano e le elezioni
















È difficile scrivere di architettura o di politica in un momento così triste [vedi post precedente] ma ci provo, e per ricominciare vorrei provare a fare una riflessione sui risultati elettorali delle elezioni politiche di questo fine settimana e come spesso mi accade prenderei come caso studio la mia città, una città dell'area metropolitana di Milano, una città di Lombardia, Nerviano.

Come era prevedibile hanno vinto le destre. Come era prevedibile si è consolidato il risultato di due anni fa. Il partito di Berlusconi e la Lega Nord prendono più del 50%. Il PD conquista quasi il 30% – per altro molto di più rispetto la somma di DS e Margherita, come andavo dicendo nelle sedi della politica anni fa – percentuale che certamente fa ben pensare per il futuro, ma non fa brindare di gioia.
A Nerviano come in tutta la Lombardia da ormai 20 anni – a Nerviano per la verità da molto più tempo – la gente comune, imprenditori e operai, studenti e pensionati, votano a destra.

Tutti sanno che è difficile paragonare il voto amministrativo con quello politico, tuttavia non si può non ammettere che il dato politico rimane e, come dicevo prima, consolida anche il dato amministrativo. Inutile negare l’evidenza: a Nerviano due anni fa vinsero le destre anche a livello comunale, e con più del 60%, poi per fortuna, dico io da tifoso, per stupidità diranno altri o soprattutto per orgoglio dei leghisti nervianesi privati anticipatamente del loro potere da una congiura, si dice, le destre si presentarono divise e vinse quasi inaspettatamente il centro sinistra.
Oggi la destra si attesta al 60%, circa, mentre la sinistra arriva al 39-40%. L’UDC, il grande centro, anche a Nerviano è super ridimensionato, con buona pace dei centristi, ex democritstiani, di entrambi gli schieramenti: 4,87%, cioè meno di quanto facemmo noi della primavera democratica, lista nata un mese prima delle elezioni...

Dopo due anni di Amministrazione, a metà mandato, il segnale è forte e chiaro: la popolazione nervianese continua a votare a destra. Ma ciò che mi preoccupa di più è che non solo la gente vota a destra, ma anche dice cose di destra, scrive cose di destra, si comporta come ci si comporta a destra. Prendiamo le cose scritte dagli amici del Senso Civico, che pure non votano a destra, almeno qualcuno di loro, o le cose scritte sul giornalino degli amici di NervianoViva, o prendiamo le cose che si dicono e si sentono al bar, sono quasi sempre innegabilmente, vagamente, destrorse. Non è un giudizio negativo, ben inteso, è una semplice e realista constatazione.

Non scopro certamente l’acqua calda dicendo che la popolazione di Nerviano, come quella di quasi tutti gli altri paesi tra il Sempione e la Brianza, o nel Varesotto e nel Comasco, è più vicina alle idee di destra che non a quelle di sinistra, sempre che abbia ancora un significato parlare di destra e sinistra, in termini classici; certo è che i miei amici – amici davvero, senza ironia – amministratori di Nerviano dopo due anni devono rendersi conto di questa cosa e cercare di capire cosa fare. Si potrà far finta di niente e continuare ad amministrare bene, come bene hanno amministrato gli altri, o magari meglio, poco o tanto meglio, e poi perdere le elezioni; oppure invertire fortemente la rotta – come disse qualche mese fa l’amico e assessore Franceschini – far comprendere alla gente la diversità tra l’amministrazione di destra e quella di sinistra e poi andare a chiedere il voto. Rilanciare i concorsi, quindi, ascoltare la gente, farla partecipare – e la famosa partecipazione dov’è finita? –, far sentire importanti le associazioni che lavorano sul territorio quotidianamente, ascoltarle e soprattutto farsi aiutare, farsi consigliare, dalla gente, dai tecnici, dagli intellettuali, dagli studenti, che, anche se pochi, sono ancora innamorati della sinistra liberale, democratica ed europea.

Altrimenti il risultato è scontato.

domenica 13 aprile 2008

Nell’attesa di risentire quella tua fragorosa risata un giorno lassù

Caro Lele

il destino infame, o lo stato e queste spero non infami elezioni, ha voluto che domani non potrò accompagnarti nell’ultima tua dimora terrena. Scelgo così di scriverti questa mia lettera pubblica, dopo una settimana di silenzio, e di lavoro al tuo fianco, già, perché per noi tutti eri in fiera a dirigerci, o in qualche trasferta a lavorare più di noi.
Ti ho conosciuto che eri un bambino, ti ho parlato per l’ultima volta ieri, da uomo a uomo, o da ragazzo, io, a uomo, tu.
Potrei scrivere di tantissimi momenti, ne scelgo, piangendo e ridendo, qualcuno.

Parto dalla fine. Qualche settimana fa ti ho mandato un messaggio, ricordi? Ti abbracciavo da lontano, da Monaco, dove lavoravo per te, e ti chiedevo di perdonarmi per gli errori commessi e di ricordarmi sempre come il tuo diseducatore preferito. Mi hai subito risposto e il cuore mi si è riempito di gioia.
Ti ricordi quell’ultima trasferta monegasca quando dopo aver finito di lavorare siamo andati a mangiare, e finito di mangiare siamo andati a ballare? Proprio così io e te a ballare dopo tre giorni di lavoro durissimo. Eri sempre il solito Lele, prima serio, serissimo, più vecchio di me, poi a un certo punto, come facevi quasi solo con me, tornavo bambino, o tornavi un ragazzo di, boh allora forse 23 anni, e continuavi, semi ubriaco, a ripetermi “ti voglio bene”, e gridavi “grazie prave, ti voglio bene”, “grazie...”.

Sei sempre stato più vecchio degli altri. Hai sempre voluto correre, correre più degli altri. Avevi quattordici anni e mentre gli altri pensavano al pallone tu correvi dietro alle ragazzine, e volevi sempre stare con noi educatori, più grandi di te, ci spiavi, ci copiavi, ci amavi. Avevi sedici anni e venivi in vacanza con noi. Bellissimo, uno dei momenti più belli della mia vita. Erano anche gli anni della mia giovinezza, anni in cui si correva per le montagne, si mangiava insieme, ci si lavava nei ruscelli, al tramonto si pregava insieme e poi si andava a dormire in tenda, perché il rifugio era pieno e perché volevamo sentirci diversi.
Ricordi poi le prime volte in fiera a Milano? Il papà, il tuo mito, ti aveva lasciato solo e ancora una volta volevi correre, correre per crescere in fretta. Eri ancora studente delle superiori, studiavi al Cesare Correnti, di fronte alla vecchia Fiera, e ti chiamavo quando uscivi presto da scuola, così iniziò quell’ultimo tuo grande amore.

Potrei ricordarti quelle volte a sciare insieme, quelle gite al Rock’in Rho, quelle risate in montagna, quella camminata nella neve di molti anni fa a prendere in giro gli altri, Gloria, Raffaella, a prenderci in giro per primi noi due. Ce ne sarebbero moltissimi di momenti da raccontare, belli e meno belli, ricchi di amore e di tensione. Ma voglio ricordarti mentre ti arrampicavi sulla parete di roccia a Vigo di Fassa e mentre chiamavi Mondonico, l’allenatore di serie A, allora allenava l’Atalanta, con quella tua solita faccia da culo, per farti fare l’autografo o la foto insieme e finiva che Mondonico fotografava noi... voglio ricordarti felice, felice di stare ancora una settimana in montagna con noi più grandi mentre gli altri se ne andavano a casa da quel padre che non avevi più.
Probabilmente domani, lì dove sei volato prematuramente, ritroverai tuo nonno, che ti accompagnava in Oratorio i primi anni di Oratorio Estivo, probabilmente ritroverai altri che ti hanno voluto bene, penso alla Gemma ad esempio. Ti voglio bene "Adolino", ti voglio bene come te ne hanno voluto tutti quelli che ti hanno incrociato e come te ne vorranno tutti quelli che incontrerai ora. Già ti vedo andare da San Pietro a chiedergli cosa si fa lassù, o a chiedere a San Paolo come si fa a essere dei bravi Cristiani, o a chiedere notizie a tutti quelli che incontri.

Aspettami e magari ci rimetteremo, tra non moltissimo, in un angolo a ridere a scherzare a prendere in giro gli altri, a farci richiamare all’ordine, a correre veloce sulle nuvole.
Ti voglio bene. Ciao Lele.

Fabio

mercoledì 2 aprile 2008

Expo 2015 [part. 1]



















In questi giorni si è detto tanto intorno all’Expo di Milano del 2015 e come ormai troppo spesso succede in Italia ci si divide tra favorevoli e contrari – con questo ovviamente non voglio dire che bisogna essere sempre d’accordo, anzi, ma ci si divide su tutto, Veltroni o Berlusconi, coca cola o pepsi, porta a porta o matrix, inter o milan (ovviamente inter) –: c’è chi sostiene che è una grande vittoria dell’Italia, anche se la Spagna ne ha avute due, di esposizioni universali, in sedici anni, Siviglia 1992 e Saragozza 2008, e chi sostiene che i disagi saranno moltissimi. Poi, tra chi sostiene che è una vittoria, di nuovo ci si divide tra chi dice che è una vittoria del governo, di centro centro sinistra, e chi dice che è una vittoria della città di Milano e della Regione Lombardia, amministrate da governi di centro centro destra.
Un dato di fatto, evidente a chi tutti i giorni da anni si muove lungo l’asse del Sempione per andare a Milano, è che l’area espositiva di Rho-Pero è stata inaugurata dal governo presieduto dall’on. Berlusconi alla vigilia delle elezioni del 2006, a cantiere ancora aperto, e oggi, alla vigilia delle elezioni del 2008, i lavori sono ancora lontanissimi da essere conclusi, con tutti i disagi del caso: dopo la finanza creativa la Fiera di Rho-Pero ha inaugurato la viabilità creativa, quella che ogni giorno cambia.

Vorrei quindi provare a dire qualcosa non con gli occhi del politico, o del residente, ma con gli occhi dell’architetto.
Lo scorso anno un amico che ha la fortuna-sfortuna di essere assessore nel Comune di Nerviano, chiacchierando con me sulla possibilità di fare alcune serate di architettura mi disse che potevamo farne una sulla Fiera, o meglio su come sarebbe cambiata l’architettura dei comuni limitrofi alla Fiera. Ora quell’area diventa ancora più grande ma siamo davvero convinti che sia possibile una ricaduta architettonica anche sui comuni limitrofi a quella grande macchina? Io non credo.
Non credo cioè che ci siano le condizioni culturali e non solo per cambiare i paesi dei mille tetti e tettucci, delle variegate gronde sporgenti, delle colonnine di granito, i paesi delle case giallo lombardi, delle persiane in legno verde, dei barbacani, i paesi delle mille villette a sclera, in paesi moderni, lombardi ma europei.
Non penso poi che ci siano neanche le condizioni politiche per provare a farlo, visto che spessissimo gli assessori all’urbanistica, all’edilizia o al Lavori Pubblici non sanno nemmeno cos’è l’architettura moderna.
Penso inoltre che la stessa architettura della Fiera, un’architettura spettacolare e iper tecnologica, difficilmente possa essere paragonata e certamente non cerca lei stessa di rapportarsi alle reali, disastrose, condizioni dell’edilizia lombarda. E quindi penso che come la Fiera anche l’Expo probabilmente avrà pochissime ricadute architettoniche sui comuni limitrofi e sulla Lombardia.

Ma ci torneremo sopra, dopo averci riflettuto ancora un poco, nei prossimi giorni.
Per finire mi viene in mente una domanda: ma perché i politici non hanno mai ascoltato quei pochi architetti e ricercatori della facoltà di Milano, su tutti l’azionista Giuseppe de Finetti, che sin dagli anni ’50 del XX secolo sostenevano che bisognava spostare la Fiera e le Esposizioni dal centro di Milano verso le aree nord ovest, dell'Olona e del Sempione? Magari ci si poteva muovere prima e finire i lavori in tempo, no?

martedì 1 aprile 2008

Gerardo D'Ambrosio a Parabiago

Ricevo e volentieri pubblico, per la consistenza e la stima verso il candidato.

Gerando D'Ambrosio a PARABIAGO
Lunedì 7 Aprile, ore 21,
presso la Biblioteca Civica di via Brisa 1 a Parabiago (Mi).

Incontro pubblico sul tema:
Sicurezza e giustizia