mercoledì 2 aprile 2008

Expo 2015 [part. 1]



















In questi giorni si è detto tanto intorno all’Expo di Milano del 2015 e come ormai troppo spesso succede in Italia ci si divide tra favorevoli e contrari – con questo ovviamente non voglio dire che bisogna essere sempre d’accordo, anzi, ma ci si divide su tutto, Veltroni o Berlusconi, coca cola o pepsi, porta a porta o matrix, inter o milan (ovviamente inter) –: c’è chi sostiene che è una grande vittoria dell’Italia, anche se la Spagna ne ha avute due, di esposizioni universali, in sedici anni, Siviglia 1992 e Saragozza 2008, e chi sostiene che i disagi saranno moltissimi. Poi, tra chi sostiene che è una vittoria, di nuovo ci si divide tra chi dice che è una vittoria del governo, di centro centro sinistra, e chi dice che è una vittoria della città di Milano e della Regione Lombardia, amministrate da governi di centro centro destra.
Un dato di fatto, evidente a chi tutti i giorni da anni si muove lungo l’asse del Sempione per andare a Milano, è che l’area espositiva di Rho-Pero è stata inaugurata dal governo presieduto dall’on. Berlusconi alla vigilia delle elezioni del 2006, a cantiere ancora aperto, e oggi, alla vigilia delle elezioni del 2008, i lavori sono ancora lontanissimi da essere conclusi, con tutti i disagi del caso: dopo la finanza creativa la Fiera di Rho-Pero ha inaugurato la viabilità creativa, quella che ogni giorno cambia.

Vorrei quindi provare a dire qualcosa non con gli occhi del politico, o del residente, ma con gli occhi dell’architetto.
Lo scorso anno un amico che ha la fortuna-sfortuna di essere assessore nel Comune di Nerviano, chiacchierando con me sulla possibilità di fare alcune serate di architettura mi disse che potevamo farne una sulla Fiera, o meglio su come sarebbe cambiata l’architettura dei comuni limitrofi alla Fiera. Ora quell’area diventa ancora più grande ma siamo davvero convinti che sia possibile una ricaduta architettonica anche sui comuni limitrofi a quella grande macchina? Io non credo.
Non credo cioè che ci siano le condizioni culturali e non solo per cambiare i paesi dei mille tetti e tettucci, delle variegate gronde sporgenti, delle colonnine di granito, i paesi delle case giallo lombardi, delle persiane in legno verde, dei barbacani, i paesi delle mille villette a sclera, in paesi moderni, lombardi ma europei.
Non penso poi che ci siano neanche le condizioni politiche per provare a farlo, visto che spessissimo gli assessori all’urbanistica, all’edilizia o al Lavori Pubblici non sanno nemmeno cos’è l’architettura moderna.
Penso inoltre che la stessa architettura della Fiera, un’architettura spettacolare e iper tecnologica, difficilmente possa essere paragonata e certamente non cerca lei stessa di rapportarsi alle reali, disastrose, condizioni dell’edilizia lombarda. E quindi penso che come la Fiera anche l’Expo probabilmente avrà pochissime ricadute architettoniche sui comuni limitrofi e sulla Lombardia.

Ma ci torneremo sopra, dopo averci riflettuto ancora un poco, nei prossimi giorni.
Per finire mi viene in mente una domanda: ma perché i politici non hanno mai ascoltato quei pochi architetti e ricercatori della facoltà di Milano, su tutti l’azionista Giuseppe de Finetti, che sin dagli anni ’50 del XX secolo sostenevano che bisognava spostare la Fiera e le Esposizioni dal centro di Milano verso le aree nord ovest, dell'Olona e del Sempione? Magari ci si poteva muovere prima e finire i lavori in tempo, no?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non entro qui nel merito sulla jattura che rappresenta dal mio punto di vista l'assegnazione di expo 2015 a Milano, però una cosa: riguardo "i paesi dei mille tetti e tettucci, delle variegate gronde sporgenti, delle colonnine di granito, i paesi delle case giallo lombardi, delle persiane in legno verde, dei barbacani, i paesi delle mille villette a schiera" un minimo di autocritica la "categoria" degli architetti se la deve fare. E oltre che come progettisti anche come amministratori, perchè le peggio cose sono state fatte proprio da assessori/architetti (o architetti/assessori). A meno che per corporativismo tu voglia continuare con la tiritera che la colpa è sempre degli amministratori ignoranti (e quindi per definizione tutti perchè sei bravo solo tu...) e naturalmente dei geometri di paese!

Fabio Pravettoni ha detto...

Caro Sergio

quanto tempo...avevo paura di averti perso, come lettore intendo, magari annoiato lo sei ma perderti mi sarebbe dispiaciuto molto, davvero. Guarda sfondi una porta aperta, tanto che pubblichero' nei prossimi giorni una cosa su questo dal titolo "Architettura dimenticata". Tanto hai ragione che il sottoscritto lo scorso anno ha perso un lavoro da 10.000 euro - non noccioline per un giovane architetto - perchè al posto di appiattirsi sulla villetta che aveva progettato il geometra ... - non posso dire il nome ovviamente -, avevo fatto una controproposta, con tanto di disegni gratuiti, con tanto di plastico, viste tridimensionali, fotografie di architetture moderne realizzate, ecc. Risultato, secondo te?

Lavoro assegnato a un altro geometrone. Certo se tutti lottassimo un pochino o non lavoreremmo più - facile - oppure le cose potrebbero iniziare a migliorare. Dopo di che c'è una bella differenza tra assessori onesti e assessori disonesti - o ladri - ma questo lo sai meglio di me.
Un abbraccio