domenica 11 dicembre 2011
Degrado a Garbatola. Un paese sotto assedio
“[…] Oltre agli ambienti fatiscenti e pericolanti, mi lascia perplesso la mentalità piuttosto addormentata della gente, pur essendo tanto vicini alla Città. Anche l’Amministrazione Comunale si disinteressa della frazione […]. Un insediamento umano di 1600 abitanti con strade senza luce elettrica, non asfaltate, senza posta, con un armadietto farmaceutico, con la banca aperta due mattine è un fatto difficile da capire. Molti giovani hanno sbagliato l’indirizzo di studio, scegliendo una strada che certamente non offre sbocchi lavorativi […]. Anche in loro sussiste una specie di complesso di inferiorità, di pessimismo, per cui ritengono che in paese non posso cambiare nulla. Mancando le strutture e in un ambiente dalle acque stagnanti la droga è di casa. Parecchi sono i tossicodipendenti e non mancano gli spacciatori”.
(Garbatola, 1984)
Cari amici dopo tanto tempo torno a scrivere su questo blog. L’avevo lasciato alle scorse elezioni municipali, quando insieme a un gruppo di pazzi abbiamo provato a dire qualcosa, a svegliare dal torpore i nostri concittadini. Mi sono fermato qualche mese e ora sono deciso più che mai a riprendere e a continuare.
Ricomincio da dove ci siamo lasciati, cioè dalla quotidianità di un paesello di periferia, nella galassia Altomilanese, a pochi chilometri da quello che mai sarà l’Expo 2015 e a pochi chilometri da Milano. Proverò come al solito, perché è il mio lavoro oltre che la mia passione, a mettere sul tavolo un problema e poi a cercare di capire se una soluzione possibile può passare dall’architettura, dall’urbanistica, dalla progettazione.
Così ho scelto di aprire con le parole di un sacerdote che si trovò quasi per caso nel 1984 a gestire una soluzione difficile come quella attuale. Purtroppo ancora oggi, dopo quasi trent’anni, quelle parole risuonano e rimbombano più vive che mai.
Due anni fa denunciai ai carabinieri delle stazioni vicine di Parabiago e Lainate, e alle relative amministrazioni comunali, la presenza costante di spacciatori nei boschi che circondano Garbatola. Si sa dove sono, a che ora sono presenti, chi sono gli avventori. Basta andare a fare jogging, o a camminare, nei campi limitrofi al paese e facilmente si riesce a ricreare una mappa precisa dello spaccio e del consumo. Di recente, poi, tutta una serie impressionante di furti sta assediando il borgo e quasi tutte le villette del paese sono state “visitate”. Si muovono al buio, dalle 18 in avanti, saltano da un muro all’altro senza passare dalle strade, scavalcando i confini delle villette stesse.
Un fatto nuovo? Purtroppo no, e basta rileggere le parole di quel sacerdote santo per capirlo. Per qualche anno, per un paio di decenni, la situazione è decisamente migliorata, ora di nuovo il buio. Cosa fare? Bisogna davvero chiudersi in casa, reagire con la forza, sprangare gli usci e le finestre e magari armarsi o c’è un altro modo? Ci porterebbe davvero lontano la reazione americana, da far west, al problema?
Alla metà degli anni ’80 la soluzione fu sociale (fu la Chiesa a caricarsi sulle spalle le mancanze dell'Amministrazione) e architettonica. La parrocchia demolì i vecchi ambienti e costruì un nuovo oratorio, un nuovo campo da basket, un nuovo salone teatro, quindi organizzò tornei, feste e centri estivi, e la situazione migliorò.
A distanza di trent’anni, tuttavia, ci siamo di nuovo. Il centro del paese si è svuotato, i negozi hanno chiuso quasi tutti, le corti prima abitate da vecchie signore ora sono vuote e fatiscenti. L’unica pizzeria d’asporto fa fatica a restare aperta perché gli abitanti sono pochi e dalle 18.00 in avanti quasi nessuno esce di casa. Il martedì, poi, quando è chiuso il bar, beh sembra di essere nel far west. Solo gatti e gente che si muove nell'ombra. Gli abitanti si muovono solo in auto, i marciapiedi non esistono. La piazza è la stessa di quegli anni, non è mai stata pedonalizzata, ed è invecchiata e quindi è più fatiscente di prima. Quanto ho scritto di quella piazza in questi anni e che risultati abbiamo ottenuto? Un concorso al quale ovviamente ho partecipato, con un gruppo di amici del paese, e con l’ex sindaco (anche proprio per dare un segnale importate di condivisione – dato che per anni abbiamo militato su sponde politiche opposte), per cercare da dentro di dare una risposta e al quale sono arrivato ultimo per “scarsa conoscenza del territorio”!!! Ma vi rendete conto? “Mancando le strutture e in un ambiente dalle acque stagnanti la droga è di casa”. Forza svegliamoci, reagiamo, scriviamo, urliamo il nostro sdegno!
(continua)
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