Il cimitero contiene edifici diversi, che hanno una loro gerarchia e che instaurano tra loro precise relazioni, come in una città anche nel cimitero vi sono luoghi pubblici e luoghi privati e come in città uno dei problemi fondamentali è quello del suo limite.
Spesso nella storia gli architetti si sono posti il problema del limite urbano, e questo problema si è fatto ancor più difficile quando nel XIX secolo si sono abbattute le mura che circondavano e delimitavano le città. Forse la cosa che manca maggiormente in molti nostri cimiteri è proprio il senso del limite. Solo attraverso la lettura delle lapidi, o attraverso la cura delle tombe, che è maggiore in quelle dove il ricordo dei defunti è ancora vivo nei familiari, si può capire, e non sempre ci si riesce, come si è sviluppato il cimitero, qual'è il nucleo più antico, quali le espansioni.
Per la prima volta su questo blog pubblico un mio progetto, già pubblicato da europaconcorsi, per l’ampliamento del cimitero di Bareggio. La nostra proposta – feci quel progetto con altri amici – non vuole astrarsi dalla complessità di relazioni che intercorrono tra le diverse parti del complesso, ma attraverso un semplice gesto, un semplice muro, ridefinire il senso del limite del cimitero, e insieme provare a confrontarsi con la città. Il nostro progetto quindi non è un ampliamento, ma la costruzione di un confine. Confine che vuole essere insieme spigolo della città dei morti, ed elemento importante della città dei vivi.Come nella casa, anche nel cimitero la parte privata e quella pubblica si distinguono e svolgono due ruoli diversi ma entrambi necessari: da un lato l'intimistico rapporto privato con il silenzio e la memoria dei propri cari, dall'altro il significato evocativo del cimitero pubblico come rappresentazione di un unico indistinto sentimento che lega fra loro i cittadini di fronte alla morte. Così l'ossario diviene muro urbano e delimita due parti distinte: una domestica, interna alle gallerie e ai campi del cimitero antico, tra le lapidi e le cappelle di famiglia, destinata al culto delle singole sepolture; l'altra pubblica, rivolta alla città, che deve contenere e rappresenta il senso e l'importanza del luogo.
Un muro spoglio, fatto di semplici mattoni a vista, a richiamare le cascine di Lombardia e i grandi casamenti della pianura milanese. Un muro semplice e monotono sul quale, nella città moderna, fatta di luci, colori, insegne e stravaganze, ogni tanto farebbe piacere soffermarsi per risposare la mente e la vista. Un muro spoglio e severo nel quale è incastrato, come un frammento, come una citazione e un ricordo, un portale classico, richiamo del carattere immutabile e duraturo dell'architettura.
2 commenti:
ciao,
a prescindere che da queste due immagini mi piace parecchio come progetto...però non ti pare che non sia niente di "nuovo", cioè a me sembra un "già visto".
MB
Tutto quello che non è tradizione, è plagio. Questo come altri progetti non rinnegano la tradizione da cui provengono. Inoltre "ogni attività creativa che non riconosca i suoi debiti con l'eredità storica finisce per presentare come proprie molte cose che, coscientemente o meno, risultano riprese da altri lavori precedenti" (C. M. Aris).
Posta un commento