mercoledì 29 ottobre 2008

L'università e il governo

La fabbrica dei docenti
di Francesco Giavazzi, Il Corriere della Sera, 28 ottobre 2008.

La situazione nelle nostre università è paradossale. Studenti e professori protestano contro una riforma che non esiste; il ministro, preoccupato dalle proteste, non si decide a spiegare quel che intende fare per riformare l'università. L'unica certezza è che nei prossimi mesi si svolgeranno nuovi concorsi per 2.000 posti di ricercatore e 4.000 posti di professore ordinario e associato, ai quali seguiranno, entro breve, altri 1.000 posti di ricercatore. In tutto 7.000 posti, più del dieci per cento dei docenti oggi di ruolo.

I 4.000 posti di professore saranno semplicemente promozioni di persone che sono dentro l'università. Le promozioni avverranno secondo le vecchie regole, cioè con concorsi finti. E' assolutamente inutile che un giovane ricercatore che consegue il dottorato a Chicago o a Heidelberg faccia domanda: di ciascun concorso già si conosce il vincitore. I 3.000 concorsi per ricercatore assicureranno un posto a vita ad altrettanti dottorandi che lamentano la loro condizione di precari. In tutte le università del mondo ad un certo punto si ottiene un posto a vita, ma ciò avviene solo dopo aver dimostrato ripetutamente di saper conseguire risultati nella ricerca.

Qui invece si chiede la stabilizzazione per decreto senza neppure che sia necessario aver conseguito il dottorato. Il ministro ha ereditato questi concorsi dal suo predecessore e non pare aver la forza per cambiarli e assegnare i posti secondo criteri di merito piuttosto che di fedeltà. Gli studenti ignorano tutto ciò e sembrano non capire l'importanza di meccanismi di selezione rigorosi, in assenza dei quali le università che frequentano vendono favole. In quanto ai professori, buoni, buoni, zitti, zitti. Se questi concorsi andranno in porto ogni discussione sulla riforma dell'università sarà d'ora in poi vana: per dieci anni non ci sarà più posto per nessuno e ai nostri studenti migliori non rimarrà altra via che l'emigrazione.

La legge finanziaria dispone un taglio ai fondi all'università che è significativo, ma non drammatico: in media il 3% l'anno (1,4 miliardi in 5 anni su una spesa complessiva di circa 10 miliardi l'anno). Si parte da tagli quasi nulli nel 2009, mentre poi le riduzioni diverranno via via crescenti per raggiungere la media del 3% nell' arco di un quinquennio. Il taglio non è terribile, anche considerando che la stessa Conferenza dei rettori ammette che in Italia la spesa per studente è più alta che in Francia e in Gran Bretagna. Comunque reperire risorse è sempre possibile: ad esempio, si potrebbero cancellare le regole sull' età di pensionamento approvate dal governo Prodi, ritornare alla legge Maroni e investire i denari così risparmiati nella ricerca e nell'università. Né mi parrebbe osceno far pagare tasse universitarie più elevate alle famiglie ricche e usare il ricavo in parte per compensare i tagli, in parte per finanziare borse di studio per i più poveri.

Come spiega Roberto Perotti in un libro che chiunque si occupa dell'università dovrebbe leggere («L'università truccata», Einaudi, 2008) tasse uguali per tutti sono un modo per trasferire reddito dai poveri ai ricchi. I dati dell'indagine sulle famiglie della Banca d'Italia, citati da Perotti, mostrano che il 24% degli studenti universitari proviene dal 20% più ricco delle famiglie; solo l'8% proviene dal 20% più povero. Nel Sud la disparità è ancora più ampia: 28% contro 4%. Il ministro Gelmini afferma che il suo modello è Barack Obama: forse il ministro non sa quanto costa a una famiglia americana mandare il figlio in una buona università. In una delle migliori, il Massachusetts Institute of Technology, la frequenza costa 50.100 dollari l'anno (40.000 euro), ma il 64% degli studenti che frequentano il primo livello di laurea riceve una borsa di studio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Per le ragioni che già tu hai citato, caro Fabio, e in più:

perchè la trasformazione in fondazioni private è una presa in giro nei confronti di chi, come me e moli altri, non possono permettersi di pagare delle tasse elevatissime, stile università americana, per quali servizi poi??;

perchè l'università rischia di non essere più la coscienza critica della società;

perchè "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale....
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese." ART. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana

perchè "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica."
ART. 9 della Costituzione della Repubblica Italiana

perchè "La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso."
ART. 34 della Costituzione della Repubblica Italiana

perchè bisogerebbe dare lezione di democrazia a chi governa questo paese, perchè andare avanti a botte di decreti legge di fatto annulla la possibilità di discussione e cancella il ruolo del parlamento, che è composto di persone che non la pensano sempre allo stesso modo, e che quindi è più conveniente non ascoltare o, meglio ancora, farle stare zitte;

perchè la scuola, l'istruzione, la formazione non hanno assolutamente colore. Non esistono università di destra e di sinistra o qualsiasi altra cosa. Ma siamo riusciti anche a mancare questo obiettivo, visti gli scontri violenti di oggi. Per fortuna che i facinorosi sono quell che manifestano pacificamente. E' evidente che il presidente ha mandato oltre alla polizia per picchiare gli stdneti, anche qualche picchiatore di fiducia(LaRussa sarà contento);

perchè la differenza tra un uomo di destra e uno di sonistra sta nel fatto che quello di destra quando prende una decisione prima controlla che vada bene a lui e nel breve periodo, mentre quello di sinistra pensa agli altri e nn solo nel breve periodo;

perchè non voglio pensare ai miei figli più ignoranti di me;

perchè la ia generazione ha meno certezza e fiducia nel futuro di quanto poteva averne mio nonno che ha vissuto due guerre mondiali;

per queste e per molte altre cose domani manifesterò contro Tremonti che propone i tagli e la Gelmini che non si oppone a questa cosa (legge 133)

Scusa Fabio e scusate tutti se ho abusato dello spazio che hai e della pazienza. Più cheuno sfogo è un'esortazione a prendere a cuore questo problema, anche voi che siete ormai ex universitari ma che il mondo universitario lo conoscete meglio di me, e che siete tutti d'accordo che una riforma dell'università serve, ma non passando dai tagli proposti da un ministro dell'economia

sosteneteci perchè quello chestiamo facendo non vale solo per noi per goderne nel breve periodo

ciao
claudio