martedì 25 settembre 2007

Un pensiero per il Parco del Roccolo 2

Il mio primo approccio con la questione “Parco del Roccolo” risale ai tempi delle scuole superiori, quando con gli studenti dell’istituto Maggiolini di Parabiago, organizzai una raccolta di firme contro il progetto per un inceneritore nei campi tra Nerviano, Arluno, Parabiago, Casorezzo, ecc – o almeno all’epoca capimmo quello –. Anche per tutelare definitivamente quelle aree dalla speculazione edilizia e da progetti scellerati sorse il Parco del Roccolo.
Di recente, due anni fa, mi è capitato di ritornare sulla questione del Roccolo, quando un amico ingegnere, Maurizio, un bravo ingegnere, mi chiese se avevo voglia di aiutarlo in un progetto per alcuni cartelli segnaletici da posizionarsi nel parco. Fu così che iniziammo a studiare il parco da dentro, in bicicletta, per due giorni, con macchina fotografica, tra campi e canali, tra boschi, marcite e vecchie cascine.
Ma è proprio nella pancia del parco stesso che ci accorgemmo che c’era un grande assente: il Parco. C’erano i fagiani, i conigli selvatici, americani, come la robinia e l’ambrosia, che stanno colonizzando queste terre scacciando le lepri autoctone – sempre il solito vizio, questi americani, o questi inglesi? dove arrivano colonizzano, eheheh –, c’erano persone a cavallo o in bicicletta, a piedi o in mountain bike, c’erano i contadini che lavorano i campi e sistemano i canali, ma c’era anche un grande assente il PARCO.

Il Parco con i suoi cartelli, con le sue strutture ecosostenibili, ed ecocompatibili, il Parco con i suoi percorsi, le sue piazze, i suoi punti di sosta, sembra un progetto abbandonato da anni. Ogni tanto si incontra un cartello, ogni tanto si incontra un’indicazione, che poi dopo qualche centinaio di metri si perde, perché quella dopo è stata brutalmente divelta; quasi mai, tranne ad Arluno, si incontrano punti di sosta con legende e spiegazioni, con carte topografiche o tutto quello che si trova normalmente in un Parco.

Entrare nel Roccolo da Nerviano è poi un’impresa ardua – ma lo stesso vale per Parabiago, Villastanza, ecc –. Da dove si parte? Non esistono indicazioni, forse non sono mai esistite.
Partiamo il primo giorno da Nerviano. Frazione Cantone. Un vecchio borgo rurale fino qualche anno fa semidimenticato ma “vero”, con la sua struttura agricola, con i suoi due bar, uno da un lato dell’unica strada, uno dall’altro. Poi sul finire degli anni ottanta è arrivata la speculazione edilizia e Cantone è stata assediata dai palazzi fuori scala, e il borgo è stato brutalmente unito a Nerviano.
Da qualche anno il sottopasso della ferrovia di Stato che divide in due il territorio nervianese è stato chiuso e quindi come arrivare nel parco – che ovviamente sta dall’altra parte della ferrovia –?
Per una stradina sterrata, una traversa dell’unica strada di Cantone, si arriva a un sottopasso fantasma, a uso agricolo. Discesa ripida e altrettanto ripida risalita, e subito bivio. Dove andare? Non un indicazione.
Un giorno provi a destra e ti ritrovi, dopo varie peripezie, sulla strada provinciale che collega Rho, Pogliano, Parabigo, Busto Garolfo; un altro giorno vai a sinistra e dopo avere costeggiato una porcilaia ti ritrovi nuovamente sulla provinciale. Passi la provinciale e ti perdi. Le prossime indicazioni le trovi a tra Arluno, località Poglianasca, e a Villapia, ma niente di preciso. Il più delle volte indicano un percorso che non si capisce dove inizia e dove porta; quasi sempre le indicazioni stesse sono griffate da questa o quella società di atletica, di ciclismo, da questo o quel gruppo podistico.
(continua)

1 commento:

sheepmaster ha detto...

Ambrosia [ragweed]
They occur in temperate regions of the northern hemisphere and South America. They prefer dry, sunny grassy plains; sandy soils; and to grow along river banks, along roadsides, disturbed soils, vacant lots and ruderal sites. Ragweed was far less common in the Eastern United States before dense European settlement/agriculture in the late 1700s.
http://en.wikipedia.org/wiki/Ragweed