sabato 8 settembre 2007

Un pensiero per Nerviano

Qual’è l’esempio più significativo della cultura moderna, del novecento, o se vogliamo del periodo che inizia con la fine della prima guerra, a Nerviano? Probabilmente qualcuno direbbe la torre, altri, dagli occhi più attenti, direbbero le manifatture (ad esempio la pur devastata Bernocchi, o l’ex Unione Manifatture, di cui si è già detto), altri ancora, i più sensibili, alcuni palazzi in zona “Gescal” costruiti sulla base di un ben più famoso edificio di I. Gardella. In ogni caso, a differenza di altri paesi, lo sforzo della ricerca risulterebbe notevole, quasi impossibile. Le poche ville razionaliste sono state devastate da interventi di ampliamento e di "recupero dei sottotetti". Si può quindi affermare che a fronte di edifici antichi di pregevole fattura, ad esempio le chiese rinascimentali e borromaiche, il convento, le ville settecentesche, ecc, non si trovano esempi significativi della cultura moderna e soprattutto contemporanea. A questo punto forse è utile chiarire, che per moderno, banalmente, si può intendere quella tendenza semplificatrice dell’arte figurativa tradizionale, ma non solo (pensate agli usi, ai costumi, i vestiti), che si sviluppò nell’Austria di inizio ‘900, per cui si passò da “forme sfarzose” e “colorate”, a linee “semplici ed essenziali” (sono fondamentali gli scritti di A.Loos e K.Kraus). Forse proprio la mancanza di esempi significativi (...non vale la pochezza dell’ex Municipio, se, considerati i dati di Parini, effettivamente fu costruito in anni in cui si formavano e già operavano maestri del calibro di Terragni, Gardella, Mollino, oppure Le Corbusier, Taut, Mies, ecc) della cultura moderna in Nerviano potrebbe aprire un serio tavolo di dibattito e confronto. Sembra quasi che da un lato Nerviano conservi, giustamente, il suo spirito nobile e antico, mentre dall’altro sembra che si sia chiusa a riccio su quei ricordi, non riuscendo, o non volendo, da questi ripartire.
Nerviano come specchio della situazione italiana generale, dove oggi, a fronte di un passato glorioso, si fa davvero poco, pochissimo, quasi nulla. Viviamo in una situazione difficile e imbarazzante, come di sdoppiamento: gli italiani sono come moderni in una realtà (solo) antica. Cosa lasceremo oltre ai piani regolatori che hanno distrutto un paese, redatti da politici incompetenti, forse le villette con gli archetti e i finti capitelli, o forse l’edilizia speculativa degli immobiliaristi?

1 commento:

sheepmaster ha detto...

mi auguro che lascieremo (almeno in parte) ciò che abbiamo ricevuto in eredità...la centuriazione dell'asse del sempione!
ai posteri l'ardua sentenza...