Premetto che non voglio passare per razzista leghista o simili stereotipi italiani; chi mi conosce sa che amo la multiculturalità, amo le città aperte, ma salde nella propria memoria, come Barcelona, Berlino, ecc.
Ma iniziamo dalla percezione che si ha all’estero dell’Italia. Un paese bello, strano, ricco, e soprattutto amministrato da gente incapace e ricca di contraddizioni. Un paese dove la Chiesa ha ancora un grande potere, interviene con forza in molte decisioni politiche, ma non interviene direttamente in casi come quello scoppiato quest’estate sulle feste sarde del presidente del consiglio. Un paese spesso descritto in modo ironico proprio usando le frasi ridicole dei suoi leader: «la guerra a las fuerzas del mal [...]. Para ello se comprometiò a movilizar al “Ejército del Bien”» [1]. Un paese assediato da conflitti interni che lo uccidono, la mafia, la camorra, ecc.
Poi ovviamente ci sono i luoghi comuni, la pasta, la musica popolare – ovviamente non i Subsonica ma Toto Cutugno e l’italiano vero –, ecc.
In questi giorni mi è capitato di vedere un bel servizio della televisione spagnola sulle donne e il mediterraneo, sulle donne del mediterraneo.
Il servizio poneva l’accento sulle contiguità e le somiglianze tra le culture mediterranee e in particolare sulla somiglianza, non fisica ma anche culturale, delle donne marocchine, tunisine, spagnole e italiane. La donna italiana intervistata, una cantante siciliana, descriveva la condizione della donna meridionale, spesso chiusa in una realtà dorata, descriveva la condizione delle donne di mafia. Le donne mediterranee, diceva il servizio, si somigliano molto.
Non voglio passare come al solito per quello che vuole sempre dire il contrario, anzi dico che ho condiviso molto il servizio, tuttavia alcune cose mi sarebbe piaciuto puntualizzarle.
La relazione tra donne e potere, tra donne e famiglia, non è così facilmente classificabile in uno stato che presenta al suo interno, pur essendo molto piccolo, così tante differenze e contraddizioni; o meglio è assolutamente vero che in Italia si sono verificate nei secoli condizioni storiche talmente complesse da generare poi condizioni sociali molto diverse tra le varie regioni-stato di cui era composta la penisola italica, non solo tra nord e sud, ma anche tra stato e stato.
Se Palermo, Napoli, Roma, anche Genova, sono certamente mediterranee, possiamo dire lo stesso di Venezia o Trieste? Sono città mediterranee o adriatiche? C’è una differenza tra l’Adriatico veneziano e l’Adriatico pugliese?[2]. E le città della pianura Padana, aperte verso l’adriatico, lontanissimo, e circondate da montagne, possono essere considerate città mediterranee?
(continua)
[2] Non dimentichiamo che ci fu un Doge nel XVI secolo che voleva trasferire la capitale all’inizio del “golfo adriatico”. Trasferire Venezia a Istanbul, cioè trasferire le strutture politiche e amministrative veneziane, voleva dire ridurre l’isolamento veneziano, che iniziava a compromettere la potenza della Serenissima Repubblica, ma voleva anche dire esporla a troppi pericoli e non venne mai spostata.
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