È certo che «il primo contatto tra Insubri e Romani fu di carattere militare. Non sappiamo [invece] se gli Insubri all’inizio del IV sec. a.C. parteciparono a una campagna contro Roma, poiché Livio solo la popolazione dei Senoni; ma di sicuro parteciparono con i Boi alla grande coalizione a cui aderirono diverse popolazioni celtiche, che affrontò Roma e che fu sconfitta prima a Talamone nel 225 a.C. e poi a Casteggio nel 222 a.C. Dopo la vittoria le legioni romane dei consoli Cornelio Scipione e Marco Claudio Marcello puntarono su Mediolanum e la conquistarono. I Romani imposero agli Insubri un duro trattato di pace, lasciando tuttavia la città e i territori circostanti alla popolazione celtica.
[...] Il nuovo assetto della regione Cisalpina fu rovesciato dalla seconda guerra punica e dal passaggio in pianura Padana delle truppe di Annibale. [...] Nel 194 a.C. gli Insubri, dopo essere stati nuovamente sconfitti nei pressi di Mediolanum dal proconsole Lucio Valerio Flacco, deposero definitivamente le armi».
Il processo di romanizzazione degli insubri è stato quindi un processo molto lento e complesso, un processo di «assorbimento di modelli culturali e architettonici centro-italici, laziali e campani», un processo accelerato certamente dall’arruolamento nelle truppe romane di molti soldati celtici, che riportarono poi nelle terre d’origine idee e modi di vita propri dei cittadini romani. Questa ipotesi oggi è confermata dalla documentazione archeologica: la forte componente ellenistico-romana, presente nei corredi tombali insubri databili tra la fine del II e l’inizio del I sec. a.C., testimonia infatti con grande evidenza la volontà delle aristocrazie insubri di aderire a modelli culturali laziali, campani e romani.
Seconda metà I sec. a.C. – prima metà I sec. d.C. (lastra tombale della famiglia Vettii), la seconda è invece una foto di un manifesto del Museo di Storia della città di Barcelona.
La zona del Monastero Maggiore a Milano, , relatore prof. Daniele Vitale, Tesi di dottorato in Composizione architettonica, XVIIi ciclo, Politecnico di Milano, 2006.
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