martedì 8 gennaio 2008
Ricognizione sugli studi della Forma Urbana di Milano. Milano romana
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Probabilmente la città di Milano nel III e II sec. a.C. non era dotata di vere e proprie mura urbane e la difesa doveva essere costituita da una palizzata in legno, come racconta Cesare descrivendo gli assedi dei villaggi gallici.
La fase di espansione edilizia della città romana, che prese avvio tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C., per effetto di una maggiore prosperità economica, non consistette solo in un ampliamento dell’abitato, fino a un’estensione di circa 80 ettari, ma modificò profondamente l’assetto idrogeologico del sito, con interventi di canalizzazione delle acque e di bonifica del terreno, troppo umido per l’eccessiva altezza della falda, in alcune zone affiorante. La Mediolanum romana è quindi il risultato di un lento e lungo processo di adeguamento e miglioramento realizzato su strutture anteriori.
A una fase avanzata e ormai conclusiva del processo di romanizzazione del municipium sono da ricondurre gli interventi che più vistosamente hanno segnato il tessuto urbano: la costruzione della prima cinta muraria, la realizzazione del foro e la creazione dell’asse stradale verso Roma, corrispondente all’attuale corso di Porta Romana. Con l’erezione delle mura la città modificò di nuovo il suo rapporto con la campagna e con i corsi d’acqua che la lambivano. Il perimetro della prima città murata non risultava avere forma regolare, ma di quadrilatero fortemente smussato a occidente, probabilmente lungo il lato dove scorreva il Piccolo Seveso, che probabilmente già serviva da fossato prima della costruzione del grande circo imperiale, come dimostrerebbero i ritrovamenti lungo le vie Filodrammatici e Marino, a nord est, Paolo da Cannobio, a sud est, e San Vito e Disciplini, a sud.
Nel baricentro della città divenuta municipio si costruì il foro, punto di arrivo del programma di trasformazione dell’oppidum celtico intrapreso dalla classe dirigente e innescato dalla Lex Iulia. Nel periodo compreso tra il conferimento dello status di colonia latina e l’acquisizione della cittadinanza romana, il nuovo impianto urbanistico, il cosiddetto Piano del Foro, si sovrappose al tessuto urbano precedente. Un vero e proprio progetto di riqualificazione urbana andava inserendosi nel tessuto della città, regolarizzandola e razionalizzandola.
Il foro di Milano, in base agli studi archeologici condotti sull’area, risulterebbe avere avuto pianta rettangolare con rapporto dimensionale di 1:2,9 (dimensione di metri 55x160), non consono all’immagine vitruviana del foro ma analogo a quella dei fori di Verona, Brescia, Pompei. Si ignorano infine le posizioni di importanti edifici repubblicani come la Basilica, la Curia e il Capitolium.
Testo estrapolato da FABIO PRAVETTONI, Archeologia e forma urbana. La zona del Monastero Maggiore a Milano, relatore prof. Daniele Vitale, Tesi di dottorato in Composizione architettonica, XVIIi ciclo, Politecnico di Milano, 2006.
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