lunedì 25 febbraio 2008

Costruire nel costruito. Continuità e trasformazione









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Spesso nelle città gli architetti si trovano a dover progettare in situazioni complesse, dense di vincoli, «e tuttavia non è la frequenza di questa situazione ciò che ci ha spinto ad assumerla come terreno di lavoro: è invece la sua natura, il suo carattere didattico, il suo aspetto teorico. Vogliamo lavorare sopra e accanto a dei manufatti, perché pensiamo di poter apprendere in modo diretto dalla loro realtà e dalla loro storia, traendone in modo concreto gli elementi del mestiere»[1]. Perché gli edifici antichi portano con se, dentro il loro corpo e la loro forma, un sapere e un’esperienza antichi con cui l’architetto deve confrontarsi e da cui il progetto può ripartire.
Nella storia dell’architettura, è fisiologico che parti di città o singoli edifici si trasformino in modo anche profondo; ogni caso poggia su una trama di esempi precedenti, che costituiscono una base di esperienza e insieme una struttura resistente. Le modifiche portate a un edificio sono un caso particolare di un fenomeno più generale di trasformazione architettonica e ogni architettura è il risultato di una serie di trasformazioni operate su altre architetture che le servono da fondamento. «Il caso degli edifici di spettacolo di età classica [la mia tesi riguarda la trasformazione del grande circo tetrarchico di Milano] – che trovarono una loro specifica rifunzionalizzazione nelle celebrazioni coram populo dell’autorità dell’imperatore cristiano – è significativo proprio per il fatto che il loro riuso ne ha consentito la sopravvivenza fino a noi, mantenendone intatto non l’aspetto originario, ma il significato nella città»[2]: è il caso emblematico della Cattedrale di Siracusa, che, mantenendo la stessa struttura formale si è trasformata da tempio greco in basilica cristiana, attraverso poche variazioni[3], o del complesso monumentale di Tarragona, o ancora del circo di Milano, utilizzato fino al VI secolo d.C. e quindi lentamente trasformatosi in sede di numerosi monasteri femminili, prima, e di ville signorili, poi.
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[1] DANIELE VITALE, ANGELO TORRICELLI, Progettare un edificio accanto ad un altro, testi e bibliografia 1, Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, Milano, 1994, p. 5.
[2] ANGELO TORRICELLI, “Non per altro si restaura che per apprendervi”: l’antico nella città e nelle tradizioni del moderno, in AA.VV., Attuale proprietà dell’antico, a cura di E. Bordogna e M. Canella, Clup, Milano, 1990, p. 11.
[3] «Mi sembra che quello di Siracusa sia un caso eccezionalmente didattico. Il tempio precedente non è considerato un semplice oggetto, ma una composizione spaziale su cui fondare e per poter realizzare una grande riforma». Intervista al prof. Antonio Armesto, realizzata il 27.10.2005 presso la Escóla Tecnica Superior de Arquitectura Barcelona, dell’Università Politecnica di Catalogna.

FOTO 1. M.G. LO CASTRO, P. LOMBARDI e F. PANFILI, Museo archeologico nel sito del Monastero Maggiore di Milano, relatore prof. Giorgio Grassi, Tesi di laurea presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, A.A. 1995/96, sessione di Ottobre.

FOTO 2. Le Mura Tetrarchiche di Barcino (Barcellona). Placa Nova, Avenida de la Catedral, Barcelona (Spagna).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non centra nulla con il post, ma credo qui abbia più visibilità.
Riguardo l'unione manifatture di Rho (Muggiani)volevo sapere dove posso reperire documentazioni anche storiche? Puoi aiutarmi?