venerdì 22 febbraio 2008

Stato e Chiesa - Ambrogio Vescovo

Con Ambrogio vescovo iniziò a manifestarsi quel processo di progressiva riduzione del potere dell’imperatore in favore del potere temporale della chiesa. Per chiarire ulteriormente questo delicato passaggio, punto chiave non solo nella storia urbana di Milano, ma di tutte le città europee, vorrei soffermarmi in particolare su due importanti episodi legati all’episcopato milanese di Ambrogio.

In occasione delle celebrazioni annuali di Tessalonica, per vendicarsi nei confronti di una rivolta cittadina, il governatore Boterico decise di non far partecipare ai giochi gli atleti della città. Nacque una discussione, che presto si trasformò in tumulto, quindi ci furono degli scontri e Boterico fu ucciso. Teodosio per vendicarsi ordinò una rappresaglia militare in città. Le milizie imperiali fecero entrare nel grande circo quasi tutta la popolazione di Tessalonica, sbarrarono le porte e uccisero tutti[1].
Ambrogio scomunicò l’imperatore e scrisse che in presenza di Teodosio non avrebbe mai più celebrato l’Eucaristia. Le cronache del tempo affermano che alla fine di dicembre del 393 d.C., Teodosio si recò a Milano, si spogliò della porpora imperiale, entrò nella Cattedrale, si avvicinò all'altare dove c’era Ambrogio, si prostrò ai suoi piedi, gli consegnò le insegne del potere e fu perdonato. Da allora l’occidente non fu più amministrato dal solo potere imperiale.
Non sappiamo se i fatti andarono realmente così, in ogni caso questo è un primo episodio che attesta come il potere imperiale iniziava a essere subordinato a quello ecclesiastico, o comunque legato ad esso indissolubilmente.

La centralità della chiesa milanese, nonché il progressivo cambiamento dei rapporti di forza tra l’amministrazione imperiale e la Chiesa d’occidente, sarebbero confermati da un secondo episodio: il trasferimento a Milano di una reliquia fondamentale per il culto cristiano, uno dei chiodi della croce di Cristo.
Secondo un’antica tradizione Elena, madre di Costantino, dopo aver ritrovato sul Calvario la croce di Cristo ne avrebbe recuperato i chiodi e li avrebbe trasformati in morso per le briglie uno e in elmo l’altro, quindi li donò al figlio.
L’excursus sull’inventio crucis, nel De obitu Theodosii, l’orazione funebre tenuta da Ambrogio nel 395 d.C. alla morte dell’imperatore Teodosio, rappresenta una sintesi della teologia politica del IV secolo. Secondo Ambrogio i chiodi della croce sarebbero stati trasformati in morso per le briglie e corona: il primo fu donato all’imperatore d’oriente, il secondo a quello d’occidente.
Corona e morso erano antichi simboli di potere e, «accostati ai segni della passione di Cristo, divengono per Ambrogio il segno della legittimazione sacrale dell’impero»[2].

Con la trasformazione dell’elmo in corona ferrea, riportata nella versione di Ambrogio, la tradizione del ritrovamento della croce di Cristo non apparteneva più unicamente alla cristianità d’Oriente e a Costantino, ma a entrambe le parti in cui era diviso l’Impero. Milano era consacrata capitale cristiana dell’occidente.

[1] Le cronache tardo antiche attestano di una vera carneficina, di circa 7.000 morti.
[2] MARTA SORDI, Milano nel progetto imperiale dei Valentiniani e di Teodosio, in AA.VV., La città e la sua memoria. Milano e la tradizione di Sant’Ambrogio, catalogo della mostra tenutasi presso il Museo Diocesano, Chiostri di Sant’Eustorgio, Milano 3 aprile – 8 giugno 1997, Electa, Milano, 1997, pp. 20-21.


Testo tratto da: FABIO PRAVETTONI, Archeologia e forma urbana. La zona del Monastero Maggiore a Milano, relatore prof. Daniele Vitale, Tesi di dottorato in Composizione architettonica, XVIII ciclo, Politecnico di Milano, 2006.

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