venerdì 17 ottobre 2008

Rafael Moneo: il museo Archeologico di Carategena [part.2]




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Cartagena fu prima di tutto un porto di primissimo piano nel bacino del Mediterraneo, un porto splendido, un porto naturale. «El sangre de la ciudad es su puerto - è il suo grandioso esordio - Cartagena es una ciudad naval. Fuori c´è una gran brezza, luce forte e limpida, e quando usciamo sulla rambla mi spiega che da lì bisogna guardare le alture della città vecchia immaginando di stare con l´acqua alla cintura, a mollo nella laguna. El viaje es imagination sorride»[1].

Fa caldissimo nella regione di Murcia in questo scorcio di estate 2008 e il termometro segnale 40 gradi, sono le 11 del mattino, la temperatura è destinata a salire.
Passeggiamo per il porto cercando di immaginarci cosa doveva essere. Un porto naturale: tra due montagne che fanno da bocca di porto si infatti apre un grande bacino protetto pieno di navi. Costeggiamo le antiche mura puniche sino a la plaza Heroes de Cavite e di li in pochi passi si arriva alla plaza del Ayuntamiento, dove la sera prima ci fermammo a cenare ascoltando musica tradizionale e poesie antiche. L’ingresso del Museo Archeologico è su Plaza del Ayuntamiento. Tutto di quel museo, la scritta sulla porta di ingresso, il corpo adiacente l’ingresso, l’edificio su calle principe de Vergara, tutto ricorda l’architettura di un grandissimo maestro contemporaneo: Rafael Moneo.
Entriamo nel museo e alla recepiton chiedo se il museo è nuovo e se è stato costruito dal noto architetto spagnolo, mi rispondono di si, e con grande sorpresa, mi dicono che è stato inaugurato a luglio - per questo non esistono pubblicazioni, nemmeno li -.

Secondo Moneo c’è un rapporto diretto tra le architetture, anche le più moderne e apparentemente distratte o non curanti della storia, e il passato, c’è un legame «tra gli edifici e il passato che i luoghi nascondono; quel passato nel quale inevitabilmente ci imbattiamo quando inizia il primo lavoro richiesto dalla costruzione, cioè lo scavo che precede il processo di fondazione» [2]. Lo scavo è il primo gesto della costruzione e attraverso lo scavo l’architetto si mette in collegamento diretto con il passato di un luogo, «lo scavo diventa lo strumento lo strumento per cercare nelle sue viscere la diretta testimonianza di un passato sepolto» [3]. E il Museo Archeologico di Cartegena è un edificio costruito a partire da questo concetto, un edificio che lavora sull'idea dello scavo come momento evocativo. Un edificio molto complesso, su più livelli compresi i livelli sotterranei, che mette in comunicazione parti diverse di città. Ha un affaccio pubblico, se vogliamo borghese, si entra infatti dalla piazza del Municipio attraverso un palazzotto signorile del XIX secolo, quindi sfruttando i dislivelli della città – il teatro romano si trova a una quota più elevata rispetto il porto e l’ingresso al Museo – e passando sotto calle principe de Vergara si entra nel corpo centrale dell’esposizione, un edificio a più piani addossato alla collina dove sorge il teatro e a esso collegato.
Il Museo Archeologico di Cartagena è quindi un edificio costruito sulla sua sezione, un edificio che permette al visitatore di entrare concretamente nelle viscere della città, a contatto diretto con gli scavi prima di uscire e con grande sorpresa ammirare il grande teatro.





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Per 1500 anni la città si dimenticò del suo teatro romano e la sua romanità. Nel 1988 durante una campagna di scavi archeologici – ce ne sono molte ancora in corso in città – si ritrovarono i resti dell’antico edificio pubblico. Alla fine del XX secolo il teatro fu quasi completamente liberato dalle costruzioni che nei secoli gli si erano sovrapposte.
Degli edifici costruiti sul teatro si è conservata solo una parte della chiesa antica di Cartagena, duramente bombardata durante la guerra civile del 1939.

http://www.kewego.it/video/iLyROoafYXP0.html

[1] Tratto dal diario di viaggio 2007, alla scoperta di Annibale, di Paolo Rumiz su "La Repubblica".
[2] RAFAEL MONEO, La solitudine degli edifici e altri scritti, Umberto Allemandi & C., Torino, 2004, p. 95.
[3] Ibidem, p. 98.

[Fig. 1] Schizzo dell'edificio delle esposizioni, di F.Pravettoni.
[Fig. 2] L'edificio delle esposizioni da calle Principe de Vergara.
[Fig. 3]
Teatro romano di Cartagena.

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