domenica 2 novembre 2008
Giornata della memoria degli Insubri
Non sono leghista e non lo sarò mai, la Lega, almeno per quello che è diventata negli ultimi anni racchiude in se tutto il contrario del pensiero delle persone del nord, nonè la testa del nord è la pancia. Da un po' di anni cavalca le paure della gente cercando di individuare nel diverso il capro espiatorio di ogni cosa mal gestita, salvo poi, quasi sempre, non riuscire a gestire niente una volta chiamati a farlo. Ha tagliato i pochi rami buoni e fruttuosi per mantenere i rami secchi, ha centralizzato il potere su Varese e dintorni, ma il Veneto continua a votare più di prima. No, il leghismo non c'entra niente con la cultura del nord. Il leghismo è la pancia del nord.
Per questo non ho problemi a pubblicare spesso redazionali che a prima vista potrebbero sembrare leghisti. Per me non lo sono. La cultura insubre, a me piace più dire la cultura milanese, è di tutti, siano essi di destra o di sinistra, e anzi credo che la sinistra italiana dovrebbe recuperare moltissimo del tempo perduto soprattutto al nord per colpa di una dirigenza romana spesso lontanissima dai problemi della gente.
Ricevo dall'associazione Domà Nunch un editoriale di Lorenzo Banfi che qui di seguito, con una certa dose di sana ironia, ma non solo, pubblico.
Come sempre, la festa di Samonios è un prezioso momento di riflessione su tutto ciò che sta accadendo e, soprattutto, su ciò che noi siamo o siamo diventati.
Spegnere i fuochi per lasciare che l'irrazionale, il non conosciuto, entrino in noi per un tempo limitato, ma ci consentano di fare i conti con la totalità del nostro essere, sia quello controllato e ragionevole della luce del Sole, sia quello notturno, imprevisto, oscuro; questo è il capodanno.
Ma si tratta anche di una festa comunitaria, che noi di Domà Nunch, come sempre, celebreremo con lo spegnimento delle luci, e staremo insieme, nell'attesa che i due mondi, quello luminoso e dalle forme definite e quello oscuro, popolato dall'indefinito e dal non visibile, vengano in contatto.
Ricapitoleremo la nostra attività, valutando situazioni e progressi, preparandoci per il nuovo anno rinvigoriti e nella speranza che sempre nuove forze ci raggiungano nella dura battaglia che da anni combattiamo, quella per la rinascita della nostra Terra d'Insubria e della nostra Nazione.
E, in seno a questa lotta, molto stiamo facendo per presidiare alcuni di quelli che per noi sono punti chiave della nostra identità: la lingua e la storia.
Per questo, stanno prendendo il via i progetti didattici della Scòla Insubra, ma molto dovremo lavorare per conseguire quello che è il nostro obiettivo, cioè l'insegnamento della nostra lingua nelle scuole insieme alle nostre tradizioni, alla nostra storia... E questo è un carattere che fortemente ci differenzia dalle sedicenti formazioni ecologiste che tutti ben conosciamo: il considerare la comunità umana come parte integrante dell'ecosistema e per ciò stesso da tutelare e difendere.
La nostra Storia, elemento essenziale della nostra identità. Ma, prima ancora che nelle scuole, è nella vita di tutti i giorni che dobbiamo essere testimoni della nostra appartenenza alla nostra Nazione, alla nostra Terra. E questo possiamo farlo ricordando, durante l'anno, le date che scandiscono momenti importanti dell'epopea Insubre.
A partire dal primo giorno dell'anno, il Primo di Novembre, che oltre a coincidere con i giorni dei festeggiamenti di Samonios, evoca un momento triste della nostra storia, ma comunque un momento da ricordare: la morte del Duca Francesco II e la fine dell'indipendenza del Ducato di Milano, l'entità politica che per la prima volta, dall'assorbimento dell'Impero Insubre nel mondo romano, aveva riunificato i popoli che lo avevano composto.
È per questo che abbiamo definito il Primo Novembre, Giorno della Memoria degli Insubri, per non dimenticare quella data infausta che segna l'avvento della lunga notte della nostra Nazione, perché proprio ricordando, si fa in modo che il giorno possa tornare.
Ecco che una delle prime cose che faremo, nel prossimo anno, sarà quella di pubblicare sul Dragh Bloeu un calendario insubre, con le date più significative per la nostra storia e per la nostra cultura.
Per non dimenticare, per ricordare, sempre chi siamo.
Abbraccio voi tutti Fratelli e Sorelle d'Insubria, nell'augurarvi un buon nuovo anno e un sempre maggiore impegno nella lotta per la nostra Insubria.
Per questo non ho problemi a pubblicare spesso redazionali che a prima vista potrebbero sembrare leghisti. Per me non lo sono. La cultura insubre, a me piace più dire la cultura milanese, è di tutti, siano essi di destra o di sinistra, e anzi credo che la sinistra italiana dovrebbe recuperare moltissimo del tempo perduto soprattutto al nord per colpa di una dirigenza romana spesso lontanissima dai problemi della gente.
Ricevo dall'associazione Domà Nunch un editoriale di Lorenzo Banfi che qui di seguito, con una certa dose di sana ironia, ma non solo, pubblico.
Come sempre, la festa di Samonios è un prezioso momento di riflessione su tutto ciò che sta accadendo e, soprattutto, su ciò che noi siamo o siamo diventati.
Spegnere i fuochi per lasciare che l'irrazionale, il non conosciuto, entrino in noi per un tempo limitato, ma ci consentano di fare i conti con la totalità del nostro essere, sia quello controllato e ragionevole della luce del Sole, sia quello notturno, imprevisto, oscuro; questo è il capodanno.
Ma si tratta anche di una festa comunitaria, che noi di Domà Nunch, come sempre, celebreremo con lo spegnimento delle luci, e staremo insieme, nell'attesa che i due mondi, quello luminoso e dalle forme definite e quello oscuro, popolato dall'indefinito e dal non visibile, vengano in contatto.
Ricapitoleremo la nostra attività, valutando situazioni e progressi, preparandoci per il nuovo anno rinvigoriti e nella speranza che sempre nuove forze ci raggiungano nella dura battaglia che da anni combattiamo, quella per la rinascita della nostra Terra d'Insubria e della nostra Nazione.
E, in seno a questa lotta, molto stiamo facendo per presidiare alcuni di quelli che per noi sono punti chiave della nostra identità: la lingua e la storia.
Per questo, stanno prendendo il via i progetti didattici della Scòla Insubra, ma molto dovremo lavorare per conseguire quello che è il nostro obiettivo, cioè l'insegnamento della nostra lingua nelle scuole insieme alle nostre tradizioni, alla nostra storia... E questo è un carattere che fortemente ci differenzia dalle sedicenti formazioni ecologiste che tutti ben conosciamo: il considerare la comunità umana come parte integrante dell'ecosistema e per ciò stesso da tutelare e difendere.
La nostra Storia, elemento essenziale della nostra identità. Ma, prima ancora che nelle scuole, è nella vita di tutti i giorni che dobbiamo essere testimoni della nostra appartenenza alla nostra Nazione, alla nostra Terra. E questo possiamo farlo ricordando, durante l'anno, le date che scandiscono momenti importanti dell'epopea Insubre.
A partire dal primo giorno dell'anno, il Primo di Novembre, che oltre a coincidere con i giorni dei festeggiamenti di Samonios, evoca un momento triste della nostra storia, ma comunque un momento da ricordare: la morte del Duca Francesco II e la fine dell'indipendenza del Ducato di Milano, l'entità politica che per la prima volta, dall'assorbimento dell'Impero Insubre nel mondo romano, aveva riunificato i popoli che lo avevano composto.
È per questo che abbiamo definito il Primo Novembre, Giorno della Memoria degli Insubri, per non dimenticare quella data infausta che segna l'avvento della lunga notte della nostra Nazione, perché proprio ricordando, si fa in modo che il giorno possa tornare.
Ecco che una delle prime cose che faremo, nel prossimo anno, sarà quella di pubblicare sul Dragh Bloeu un calendario insubre, con le date più significative per la nostra storia e per la nostra cultura.
Per non dimenticare, per ricordare, sempre chi siamo.
Abbraccio voi tutti Fratelli e Sorelle d'Insubria, nell'augurarvi un buon nuovo anno e un sempre maggiore impegno nella lotta per la nostra Insubria.
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1 commento:
Ecco, Fabio, proprio questo Domà Nunch cerca di far capire: che la nostra storia e cultura e i profondi legami con la nostra Terra Madre non c'entrano nulla con le ideologie politiche. E non c'è bisogno di mettere in mezzo l'ironia, credimi. Se si scava nel fondo di ognuno di noi - noi che sentiamo ancora di avere delle radici - sentiremmo forte il richiamo della terra, dell'identità, della comunità intesa come entità con una storia e una cultura condivisa. Chi si riconosce in questi elementi basilari, sia esso di destra o di sinistra (se ancora ha senso questa distinzione) è un fratello. In alt la Bissa
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