martedì 31 marzo 2009

Della crisi generazionale e della rivoluzione















Non mi piace fare polemica inutilmente e capirete che essendo poi parte in causa, in quanto architetto e professionista, nemmeno mi conviene, forse mi converrebbe di più offrire qualche caffé o qualche cena al politico di turno o farmi vedere in giro con politici amici o altre cose tipiche dell’italianica virtù. Ma primo non fa parte della mia formazione, secondo quando è troppo è troppo. È ora, e con forza, di gridare all’attuale classe dirigente di andarsene a casa, è ora di passare all’azione, senza se e senza ma.

Da destra a sinistra, dal nord al sud, stiamo vivendo non un momento di crisi ma un momento di paralisi. Paralisi totale. Crisi economica? Si certo ma prima di tutto crisi di una generazione incapace di guidarci. Dovete andarvene a casa!

Vi faccio due esempi, uno nell’estremo nord, in un comune di cui ancora non posso fare il nome – capirete poi perché – e uno nel mio comune, Nerviano. Nel primo, un borgo turistico molto attivo del Trentino Alto Adige, l’amministrazione comunale il 3 luglio 2008 pubblica un piccolo concorso di idee per la riqualificazione di alcuni spazi centrali, una cosa normale per il resto dell’Europa, che di solito si risolve in poche settimane con un vincitore e con l’incarico professionale e l’inizio dei lavori. Ma siamo in Italia, seppure nel profondo nord, e la scadenza, prevista per il 30 settembre, viene prorogata al 31 dicembre 2008 – e già ci sarebbe da chiedersi quale tecnico, professionista, tranne il sottoscritto e pochi altri, si mette in testa di consegnare un lavoro il 31 dicembre, tra i botti e i preparativi del capodanno –. In ogni caso cinque mesi di tempo per consegnare i progetti. Ebbene oggi è il 31 marzo, sono passati quindi altri tre mesi, otto in totale, e ancora niente, non una classifica, non una segnalazione, non una mail, una lettera, una comunicazione, niente.
A Nerviano invece la vicenda della piazza del paese in cui vivo sa anche di ridicolo. Da almeno quattro anni dovrebbe esser partita la progettazione e conseguentemente i lavori: nel 2004 infatti si inizia a parlare di rifacimento della Piazza don Musazzi e viene inserita – forse anche prima, attendo smentite, ma non è questo il punto – nel programma triennale, in quello 2006-2008 è prevista per il 2006 – vedi mio post “Nerviano e il programma Triennale Lavori Pubblici 2006/2008”, del 3 dicembre 2008 – in quello 2009-2011 è riconfermata. A oggi niente.
Ma non è finita. Sul lavoro dell’assessore Serra, assessore ai LL.PP. di Nerviano, fino qualche settimana fa non avevo nulla da eccepire, era appena stato nominato e stava cercando di portare avanti le tante cose in sospeso o non fatte che l’assessore precedente, Pisoni, non aveva fatto, o non aveva fatto fare. Ma il 19 dicembre 2008 in consiglio comunale il Serra, in merito la sistemazione della Piazza di Garbatola, dice: «Il bando per il concorso è pronto, abbiamo preferito, se mi passate questo termine, aspettare un momento anche in virtù delle problematiche legate alla viabilità della frazione, pensiamo che sia utile che i professionisti, i cittadini che vorranno partecipare a questo bando abbiano più elementi, sia necessario dare più elementi, in modo che gli eventuali progetti presentati tengano conto anche di quelle che possono essere le soluzioni in termini viabilistici della frazione. Comunque in ogni caso il bando è pronto per cusicuramente pubblicato» [1]. Effettivamente non dice quando, dice nelle prossime settimane… – in realtà ricordo perfettamente che disse entro una settimana, cioè entro Natale 2008, perché appunto aveva aspettato un’assemblea pubblica dove si doveva spiegare la nuova viabilità del paese –. Beh sono passate 14 settimane e ancora niente.

Capite perché siamo esasperati, capite perché la nostra generazione non ce la fa più! Certo non saremo una generazione di lottatori, di gente agguerrita, forse preferiamo stare a casa a guardare la partita, o uscire per andare in palestra, o al cinema, o in giro con gli amici, ecc, ma davvero credeteci non ce la facciamo più. E lo stato delle cose non cambierà attraverso di noi, con la nostra generazione, quello certamente no, ma la rabbia che coviamo aumenterà talmente tanto che i nostri figli la faranno sfociare in rivoluzione sociale, credo anche violenta.

Non si può andare avanti così, e certamente capirete perché diventa difficile, spesso scomodo, per un professionista che poi in quel piatto ci deve, o ci dovrebbe, mangiare, fare nomi, citare frasi, documenti ecc, sia nel profondo nord come nel mezzogiorno.
Quando poi, e concludo, ci si prova, con la poca forza che si ha ovviamente, non crediate che sia semplice. Qualcuno di voi, ormai due anni fa, partecipò all’ultima iniziativa pubblica nervianese che sostenni e anzi promossi dopo “Primavera Democratica” del 2003, i “Laboratori Democratici”. Il partito democratico era di la da venire, o all’orizzonte, anche se molti degli attuali dirigenti locali dicevano di smettere di fare politica nel momento in cui il partito sarebbe nato, ma è un altro discorso, e con qualche amico iniziammo, sarebbe meglio dire provammo a iniziare, questa nuova esperienza. Non un partito ma un Laboratorio a sostegno del partito nascente. Un Laboratorio, cioè un metodo diverso di lavorare e di approcciare i problemi, un metodo che si basa sul lavoro e sull’analisi della realtà. Lavorare aprendosi alle associazioni, ai partiti anche di opposizione, certamente non alle folle oceaniche, ma lavorare andando da loro, nelle loro sedi e non chiamandole in una sede di partito. Unica clausola che ponevamo: chiedevamo di essere liberi. Quindi nessuna sede di partito ma l’aula civica comunale, regolarmente pagata, e nel giorno che ci era più comodo: il lunedì sera. Già ma il lunedì c’è la riunione del gruppo di maggioranza e gli assessori non possono intervenire, ci dissero dal partito. Rispondemmo: “e chi se ne frega…”. Non era cattiveria ma era un modo diverso di approcciarsi al lavoro, in libertà. E forse in una prima fase la “vecchia classe dirigente” – per noi trent’enni i cinquant’enni e sessant’enni, seppur sessantottini, rappresentano la vecchia attuale classe dirigente –, per quanto nuova o novella a Nerviano, non doveva partecipare, o era meglio se non partecipava, se ci lasciava ampia libertà di agire.

Ma non lo capirono e con la loro forza, tipica della formazione degli anni settanta, si presentarono alla seconda riunione affossando di fatto il progetto, con battute ironiche e sarcasmo, con tutto quel sistema di cose che a noi trent’enni ha fatto da subito scappare la voglia, per tornare alla palestra, alla corsa, al lavoro sociale nelle associazioni, ecc, anche al partito – in altri paesi però –.
Dopo qualche mese nacque il PD e alle elezioni primarie del nuovo direttivo del nuovo partito alcuni giovani, tra cui il sottoscritto, si ripresentarono nuovamente, ma secondo vuoi quanti nuovi dirigenti furono eletti? Nessuno, o anche tutti…già, le compagne dei “vecchi” compagni.

Ps. Ovviamente parlo della parte che conosco, ma so che anche dall’altra parte della barricata più o meno è così. Magari i trent’enni, le facce nuove, vengono messi in prima fila, ma poi di fatto non contano niente, forse meno che nel PD…


[1] Verbale del consiglio comunale di Nerviano del 19 dicembre 2008, pp. 33-34. Scaricabile all’indirizzo http://www.comune.nerviano.mi.it/default.cfm?channel=verbali

3 commenti:

Veronica ha detto...

Ti vedo particolarmente agguerrito! Come mai sei così poco politico oggi? Cosa ti è successo?! Bello, questo intervento mi è piaciuto perchè anch'io credo in quello che dici.

L'unica cosa che mi lascia perplessa è:
farò nascere dei piccoli mostri?
i miei figli saranno dei piccoli terroristi?
la mia incazzatura si riverserà sui miei figli e diventeranno dei piccoli partigiani...?

Inorridisco.

Ma la libertà e il futuro sono nelle nostre mani, in quelle dei nostri figli e dei figli dei nostri figli.
Ognuno farà la sua parte.
Forse noi incominceremo - o lo stiamo già facendo - a creare le basi e le fondamenta per una nuova rivoluzione sociale!
Spero solo di esserci, quel giorno.

Ale ha detto...

Vedere un pizzico di orgoglio uscire anche dalle pagine del tuo blog mi fa sentire meno solo, peccato che il tuo lamento (non ho ben capito gli “altri” chi siano), è molto incentrato sulla piazza che noi, e siamo tanti, vorremmo all’ultimo posto dopo una seria valutazione e successiva messa in opera per: viabilità, piste ciclabili, marciapiedi, cessi al cimitero, eliminazione delle barriere architettoniche, giardini pubblici in centro (eliminati 4 anni fa), parco pubblico in via La guardia, qualche luogo di aggregazione sociale che non sia un bar o un oratorio “chiuso”, adeguamento e rivalutazione del percorso lungo il canale Villoresi (magari con qualche attrezzo o qualche panchina...). Vabbé dai, non aggiungo altro ma spero tanto che tu possa ri-dimensionare il problema piazza Don Musazzi e ri-collocarlo in coda mantenendo la medesima grinta che fa molto SensoCivico.

Fabio Pravettoni ha detto...

Come al solito uno dice delle cose e l'altro ascolta quello che vuole, o vorrebbe sentirsi dire. Non ho centrato l'intervento su niente se non sull'incapacità di una classe dirigente di progettare, nemmeno un borgo turistico ipertecnologico di cui per ovvie ragioni (ho partecipato a un concorso che non è ancora stato giudicato) non posso dire il nome. La piazza è solo un esempio, un esempio importante, ma non perché io gli dia importanza ma perché gli amministratori (insieme alla casa di via S.Francesco) gli danno giustamente importanza. Ma in questo blog non si parla solo di Nerviano, per altro quasi mai, e Nerviano, la cittadina del nord milanese in cui vivo, è presa a pretesto per dire delle cose di carattere generale e non particolare e peggio particolaristico.

PS. Per questo non rispondo alle provocazioni, che altri, e sono tanti (dai 70 ai 150 al giorno), non capirebbero. O per questo, per scelta e per interesse non parlo solo dell'orto vicino casa mia. Non mi diverte e credo non sia più di tanto utile ai visitatori di questo spazio. Grazie comunque dell'attenta lettura.