giovedì 3 gennaio 2008

Insubri e Romani. La romanizzazione degli Insubri

Uno dei grandi insegnamenti di Marx, figura centrale nel pensiero occidentale moderno al di la di qualsiasi rilettura sociopolitica odierna, fu l’abbinare lo studio della storia allo studio dell’economica e la storia, a partire da Marx, venne studiata in modo realista. Spesso invece parti antagoniste in un dato momento si sono rifatte a momenti e situazioni storiche precedenti distorcendo la realtà dei fatti accaduti e interpretando troppo le posizioni a proprio vantaggio, o per svantaggio degli altri. È il caso dei lombardi contrapposti agli spagnoli, di manzoniana memoria, finemente utilizzati dalla società borghese di inizio ottocento come metafora della contrapposizione tra le esigenze di indipendenza dal Sacro e Romano Impero di una parte della società lombarda; ma è il caso anche dei romani contrapposti ai barbari longobardi, dove i romani, latini e italici rappresentavano l’italianità soccombente al “tremendo giogo” austriaco e barbaro. È il caso, meno fine, della contrapposizione tra gli Insubri autoctoni, milanesi e lombardi doc, contro i romani usurpatori di bossiana memoria.

È certo che «il primo contatto tra Insubri e Romani fu di carattere militare. Non sappiamo [invece] se gli Insubri all’inizio del IV sec. a.C. parteciparono a una campagna contro Roma, poiché Livio solo la popolazione dei Senoni; ma di sicuro parteciparono con i Boi alla grande coalizione a cui aderirono diverse popolazioni celtiche, che affrontò Roma e che fu sconfitta prima a Talamone nel 225 a.C. e poi a Casteggio nel 222 a.C. Dopo la vittoria le legioni romane dei consoli Cornelio Scipione e Marco Claudio Marcello puntarono su Mediolanum e la conquistarono. I Romani imposero agli Insubri un duro trattato di pace, lasciando tuttavia la città e i territori circostanti alla popolazione celtica.
[...] Il nuovo assetto della regione Cisalpina fu rovesciato dalla seconda guerra punica e dal passaggio in pianura Padana delle truppe di Annibale. [...] Nel 194 a.C. gli Insubri, dopo essere stati nuovamente sconfitti nei pressi di Mediolanum dal proconsole Lucio Valerio Flacco, deposero definitivamente le armi».

È certo però che dopo lo scontro iniziale i romani concessero da subito «una certa autonomia alle popolazioni locali [...]. Il patto con Roma non intaccava l’integrità territoriale e patrimoniale e l’autonomia giuridica delle città transpadane, contemplava invece l’obbligo di fornire soldati all’esercito romano. Soldati che possono essere considerati uno dei più potenti veicoli di romanizzazione della società indigena nord-italica [...]».


Il processo di romanizzazione degli insubri è stato quindi un processo molto lento e complesso, un processo di «assorbimento di modelli culturali e architettonici centro-italici, laziali e campani», un processo accelerato certamente dall’arruolamento nelle truppe romane di molti soldati celtici, che riportarono poi nelle terre d’origine idee e modi di vita propri dei cittadini romani. Questa ipotesi oggi è confermata dalla documentazione archeologica: la forte componente ellenistico-romana, presente nei corredi tombali insubri databili tra la fine del II e l’inizio del I sec. a.C., testimonia infatti con grande evidenza la volontà delle aristocrazie insubri di aderire a modelli culturali laziali, campani e romani.

La prima immagine raffigura la Stele dei Vettii, della
Seconda metà I sec. a.C. – prima metà I sec. d.C. (lastra tombale della famiglia Vettii), la seconda è invece una foto di un manifesto del Museo di Storia della città di Barcelona.
Il testo tra virgolette è stato tratto da FABIO PRAVETTONI, Archeologia e forma urbana.
La zona del Monastero Maggiore a Milano
, , relatore prof. Daniele Vitale, Tesi di dottorato in Composizione architettonica, XVIIi ciclo, Politecnico di Milano, 2006.

Nessun commento: