mercoledì 16 gennaio 2008

L'Ex Unione Manifatture - La rivoluzione borghese [part.3]




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Dopo duecento anni di immobilismo, tra Sette e Ottocento la zona dell’altipiano e delle colline compresa tra il Ticino e l’Adda fu teatro di una vera rivoluzione, agraria e sociale a un tempo, rivoluzione in cui cambiarono radicalmente gli assetti proprietari e soprattutto quelli poderali, gli ordinamenti colturali e le forme insediative. Attori di questa nuova grande riforma furono la regina Maria Teresa d’Austria[1] e la nuova dirigenza austro-spagnola. Divisione del potere finanziario e amministrativo da quello giuridico, introduzione della scuola primaria obbligatoria, censimento della popolazione, e dell’edificato, e riforma del regime dei suoli e del catasto furono solo alcune delle riforme introdotte a Milano da Maria Teresa.

Crollati il sistema antico e il Sacro e Romano Impero sotto i colpi della rivoluzione francese, esportata a Milano da Napoleone, a partire dal XIX secolo il potere amministrativo passò saldamente nelle mani di una nuova classe sociale: la borghesia.
La grande proprietà terriera nobiliare era in disfacimento, e i beni della manomorta[2], e i fondi comuni, furono suddividi in appezzamenti più piccoli e furono messi all’asta. Fu una grande opportunità per la classe borghese e molte famiglie iscrissero il loro nome sui libri catastali, prima occupati unicamente dalle famiglie nobili. Le piccole attività manifatturiere e tessili, legate alla proprietà nobiliare, che si erano insediate già a partire dall’età sforzesca, si trasformarono quindi in attività imprenditoriali e l’acquisto di un appezzamento di terreno lungo l’Olona o il Seveso divenne garanzia certa di un’impressionante rivalutazione del capitale impegnato, trasformando la possibilità di comprare terreni in un gigantesco affare. Le attività manifatturiere inoltre, secondo Consonni[3], fornivano alla popolazione un maggior ritorno economico rispetto i normali contratti agrari e così si diffuse sempre più nel nord Milano una galassia di famiglie contadino-operaie, fenomeno che può iniziare a spiegare la struttura economica attuale fondata sulla micro impresa che caratterizza ancora oggi l’Altomilanese e soprattutto la Brianza.

[1] Maria Teresa d’Asburgo (Vienna, 13 maggio 1717 – 29 novembre 1780), figlia dell’imperatore del Sacro e Romano Impero Carlo VI di Borbone e Asburgo, arciduchessa d’Austria, regina d’Ungheria e Boemia, duchessa di Parma e Piacenza, prima Imperatrice – il Sacro e Romano Impero non poteva avere un imperatore donna – del Sacro e Romano Impero. Divise i poteri finanziario e amministrativo da quello giudiziario, accentrò l’amministrazione statale in sei dipartimenti e conferì ad un Consiglio di Stato il ruolo di coordinamento. Riformò completamente il catasto. Nel 1774 introdusse l’istruzione primaria obbligatoria, e finanziò le spese della pubblica istruzione con i beni requisiti alla Compagnia del Gesù, soppressa qualche tempo prima. Diminuì i poteri del clero: la censura infatti divenne statale, l’Inquisizione venne gradualmente abolita, e fu vietato di prendere i voti monastici prima del compimento dei 24 anni.

[2] Beni che, in quanto appartenenti a un ente, in genere ecclesiastico, non si trasmettono per successione ereditaria, e raramente per atto tra vivi, e sfuggono perciò alle relative imposizioni fiscali. Il termine ha assunto nei secoli diversi significati. Dopo la Rivoluzione francese e la Restaurazione si posero dei limiti alle esenzioni ecclesiastiche: in particolare in diversi stati europei fu istituita, tra XIX e XX secolo, una tassa di manomorta.

[3] C.f.r., GIANCARLO CONSONNI, GRAZIELLA TONON, Alle origini della metropoli contemporanea in Lombardia, in AA.VV., Lombardia. Il territorio, l’ambiente, il paesaggio, vol. IV, Electa, Milano, 1984.

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